«Va bene l’inclusione, ma senza cambiare l’italiano»
Da donna e linguista (laureata in lingue straniere a indirizzo glottodidattico), conosco lo «schwa» da 25 anni. Tuttavia, ritengo che i tentativi per superare la disparità di genere nella lingua italiana non possano finire per modificarla nella sua quasi totalità. Perciò, ben vengano sindaca e avvocata, volendo anche «buongiorno a tutte e a tutti», ma addirittura introdurre un fonema non contemplato né allo scritto né all’orale mi pare eccessivo.