Corriere della Sera

«Va bene l’inclusione, ma senza cambiare l’italiano»

- Paola Giacomini

Da donna e linguista (laureata in lingue straniere a indirizzo glottodida­ttico), conosco lo «schwa» da 25 anni. Tuttavia, ritengo che i tentativi per superare la disparità di genere nella lingua italiana non possano finire per modificarl­a nella sua quasi totalità. Perciò, ben vengano sindaca e avvocata, volendo anche «buongiorno a tutte e a tutti», ma addirittur­a introdurre un fonema non contemplat­o né allo scritto né all’orale mi pare eccessivo.

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