NUTRIRE LO SGUARDO
LA PRODUZIONE DI CIBO COME CALEIDOSCOPIO DI VALORI DIFFERENTI COSÌ LA FOTOGRAFIA SCAVA NEL TEMPO DELLE CONTRADDIZIONI
Lo studio dei colori, il bianco e nero della foto documentaristica, l’immagine come testimonianza sociale compongono un viaggio visivo che ripercorre l’industria alimentare con le sue ricadute sul territorio, lo sviluppo meccanico della coltivazione e dell’allevamento, i luoghi e le tradizioni locali. Gesti e forme del lavoro catturati in istantanee che ci immergono nelle contraddizioni e nei cambiamenti di un settore in perenne rapido sviluppo.
La fotografia e il mondo agroalimentare si fondono dalla teoria alla pratica innescando riflessioni. Undici mostre per perlustrare attraverso il «food» le più importanti trasformazioni in atto sul nostro pianeta: demografia, cambiamento climatico e sostenibilità. Fotografi per creare il racconto. I gesti e i volti nelle immagini di Ando Gilardi e della sua Fototeca Storica Nazionale dove rivivono momenti di vita italiana tra gli anni 50 e 60. Il fascino delle istantanee «on the road» di Bernard Plossu, che analizzano la complessità del rapporto tra l’uomo e il cibo, l’estetica della comunicazione in questo settore e i suoi eccessi. Gli scatti di Herbert List con la potenza del suo lavoro. Quarantuno fotografie scattate sull’isola di Favignana che documentano la lavorazione del tonno.
Una finestra che ci riporta, attraverso la luce, i gesti e gli oggetti dentro un lavoro antico, celebrando la vita e la morte. Ci sono poi le minuziose immagini di Hans Finsler che scrutano il lavoro artigianale. Cioccolato e marzapane si trasformano in scultura, perdono la loro identità di oggetti di consumo per diventare opere uniche. Nelle immagini raccolte nel progetto «Fisheye» di Maurizio Montagna, dedicato alla val Sesia, i cambiamenti tra passato e presente sono rappresentati attraverso la leggerezza delle forme. Il paesaggio fluviale, le mutazioni causate dal tempo e dalla mano dell’uomo, il rapporto tra il fiume e l’attivita di pesca radicata in questo territorio.
Uno dei mercati all’aperto più grandi del mondo è il fulcro del lavoro di Lorenzo Vitturi. Balogun, in Nigeria, scatti realizzati dall’alto che immergono l’osservatore nel caos. In altre immagini i frammenti dei prodotti in vendita: alimenti, tessuti, oggetti spesso in plastica, quasi sempre made in China. Lo studio della luce e i rimandi cromatici ispirati all’opera pittorica di Giorgio Morandi e dei Metafisici negli still life di Jan Groover. Oggetti fotografati nella sua cucina, scatti che fanno emergere la potenzialità visiva delle forme. Le immagini satellitari dell’artista fotografo Mishka Henner, allevamenti intensivi di animali e capannoni industriali che diventano campiture cromatiche, forma e astrazione. Henk Wildschut indaga sulle relazioni tra cibo e tecnologia (massimizzazione della produzione, ma anche nuovi protocolli, attenzione all’igiene). Takashi Homma mostra due aspetti tra modernità e tradizione con al centro il sacrificio dell’animale: le facciate dei McDonald’s nel mondo si raffrontano con le tracce di sangue lasciate durante la caccia al cervo in Giappone. Infine ritroviamo la speranza contenuta nel lavoro dell’artista e ambientalista palestinese Vivien Sansour per promuovere e proteggere antiche varietà di semi. Un’opera multisensoriale con la fotografia immersa dentro la vita quotidiana in Palestina. Un lavoro esteti-sociale che vuole essere strumento di consapevolezza (per la gente del posto) e informazione (per il resto del mondo).
Tematiche universali Demografia, crisi climatica, sostenibilità: il «food» come specchio del pianeta che cambia