«Gli elettori hanno sempre ragione» I malumori di Salvini (e nel partito)
Il leader: un sindaco eletto dalla minoranza di una minoranza è un problema Tensioni interne per le sconfitte. E c’è chi attacca: basta con gli improvvisati
MILANO È un giorno nero per il centrodestra, sconfitto in tutti i capoluoghi con l’unica eccezione di Trieste. Ma mentre Giorgia Meloni ammette la sconfitta, Matteo Salvini, a caldo, si tiene alla larga dalle analisi. Preferisce fare la conta dei sindaci e rilevare che dopo il ballottaggio «abbiamo tredici primi cittadini in più». E come dopo il primo turno la soddisfazione veniva dall’aver vinto a Codogno, Melfi e Villorba, così ieri in casa leghista regalano qualche sorriso (amaro) i risultati di Desio, Sansepolcro e Lanciano.
Poca cosa quando a Roma e Torino la sconfitta è di venti punti. Oppure quando non riesce, malgrado quattro interventi in campagna elettorale dello stesso leader e le ripetute partecipazioni ad eventi pre-voto di Giancarlo Giorgetti, la riconquista dell’antico feudo di Varese. O ancora, quando sfugge pure Latina, pietra dello scandalo che è costato il posto al governo di Claudio Durigon e su cui il leader del Carroccio aveva puntato molte fiches per confermare la bontà del suo progetto di Lega nazionale.
«Gli elettori hanno sempre ragione — mastica amaro Salvini — sia quando vince Gualtieri sia quando tocca a Dipiazza». Ma è constatazione tanto ovvia quanto fragile. Ecco perché il segretario, dopo un’ammissione sincera («Gualtieri avrebbe vinto lo stesso») la inserisce in un ragionamento più ampio. «Se un sindaco viene eletto da una minoranza di una minoranza è un problema per la democrazia. Un problema della politica ma anche della stampa visto che per venti giorni si è parlato di scandali sessuali e di assalti fascisti anziché dei temi che stanno a cuore ai cittadini».
A chi gli chiede conto se siano stati fatti errori in questa tornata amministrativa, parlando da Catanzaro dov’era per fare il punto sulla nascente Giunta della Regione (conquistata nettamente dal centrodestra due settimane fa) Salvini risponde: «Sicuramente arrivare in ritardo in alcune grandi città non ci ha aiutato. Soprattutto in un momento come quello post Covid in cui la gente ha poco tempo e tanti problemi, il lavoro, le tasse, il tampone, il green pass, il mutuo, per presentare un sindaco e la sua idea di città devi avere non qualche settimana ma qualche mese». Per questo il leader rilancia l’esigenza di individuare con gli altri partner della coalizione di centrodestra entro fine anno (quindici giorni fa il termine doveva essere novembre) i candidati sindaco nella cinquantina di città chiamate al voto nella prossima primavera, da Genova a Palermo, da Monza a Lecce. Un vertice, richiesto da Giorgia Meloni e concordato al telefono con Salvini, è previsto nei prossimi giorni.
Qui ed ora, con l’occhio rivolto a Trieste (ma non con riferimento alle elezioni), per Salvini resta un tema di strettissima attualità che anche se non riguarda le urne ha condizionato la campagna elettorale: l’avvelenamento del confronto politico che richiede una «pacificazione nazionale». E attacca la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: «Che usi gli idranti contro i lavoratori e i guanti di velluto contro gli squadristi, mi stupisce e mi preoccupa. È stato fatto in maniera strumentale per le elezioni amministrative? Spero di no, ma in ogni caso l’errore mi sembra evidente». Di qui la chiamata in causa del presidente del Consiglio. «Non mi sembra normale, c’è qualcosa che non funziona. Ribadisco a Draghi la mia richiesta: facciamo un incontro con il ministro, perché le prossime settimane non saranno facili se la gestione dell’ordine pubblico sarà così schizofrenica».
Ma intanto le sconfitte degli ultimi 15 giorni pesano. E affiorano i mugugni anche in casa leghista. «Abbiamo perso la carica rivoluzionaria» dice ad alta voce, con il suo stile
da grillo parlante, Claudio Borghi. «Quando si perde si perde, ma ora serve capire che fine hanno fatto i nostri elettori» osserva l’ex viceministro allo Sviluppo economico Dario Galli. E perfino il candidato sconfitto a Varese, il deputato Matteo Bianchi fa una sottolineatura pungente: «Non è più la stagione degli improvvisati in politica. Oggi la gente chiede di risolvere i problemi invece che fare slogan, vanno candidate persone che hanno una percorso nell’amministrazione». Sono i primi segni di una riflessione che a suo modo vuole lanciare anche Salvini annunciando per fine anno nuovi segretari cittadini in tutta Italia e « una campagna d’ascolto e confronto con il Paese reale, come antidoto all’astensione che ha caratterizzato le ultime elezioni amministrative».