DAL NOSTRO INVIATO Dipiazza ottiene il quarto mandato «Sono io l’eroe del centrodestra»
Un successo arrivato per meno di duemila voti di differenza Il candidato pd: «La svolta non c’è stata, ma ci siamo andati vicini»
TRIESTE Sempre lui: Roberto Dipiazza, ormai «imperatore» di Trieste. Quarto mandato da sindaco, un ventennio interrotto nel 2011 solo dalla legge che gli impediva di ricandidarsi. Certamente la maggioranza di quel 42% di triestini che sono andati a votare, peggiore affluenza di sempre, lo amano e lo votano. Sessantottenne, ex imprenditore dei supermercati ribattezzato simpaticamente el botegher per i suoi inizi da garzone, provata fede berlusconiana, si è imposto su Francesco Russo, el profesor, quasi vent’anni di meno e un curriculum che spazia dalla cattedra universitaria agli scranni democratici di senatore e vicepresidente del Consiglio regionale.
Non era impresa facile per Russo, che doveva rimontare 15 punti al suo avversario (il primo turno si era chiuso 46 a 31). Ha risalito la corrente fino al 48,7 per cento, contro naturalmente il 51,3 di Dipiazza. Diciamo che gli ha preso la coda, facendolo un po’ tremare, ma il sorpasso non c’è stato e Trieste si conferma così roccaforte del centrodestra: «Mai provata un’emozione così forte per la mia città, mi hanno chiamato tutti, Berlusconi, Salvini, la Meloni: oggi sono un po’ l’eroe del centrodestra», ha sorriso il sindaco che l’ha spuntata per meno di duemila voti evitando il «cappotto» a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Per la verità era andata un po’ così anche al ballottaggio del 2016, quando Roberto Cosolini fermò il recupero al 47% partendo da quota 29. Ma questa volta le condizioni erano diverse. Il clima è diverso. Succede tutto nei giorni caldi del porto, dove i manifestanti contrari al green pass hanno dato vita a quattro giorni di accese proteste, sfociate ieri negli scontri con le forze dell’ordine al varco portuale. E poi in piazza Unità, cioè davanti ai palazzi del municipio e della Regione: «Clima difficile — riconosce Dipiazza —. La cosa più importante per me è che non ci siano incidenti. Io mi sono vaccinato e comunque sto con la polizia e le forze dell’ordine. Non voglio più vedere la mia città chiusa, non possiamo più permetterci di tornare indietro». E mentre lo dice, poco più in là, il variegato popolo dei contrari al green pass gli urla i suoi propositi: «Non molleremo mai».
Fra i più agitati c’è Ugo Rossi, il candidato del Movimento no vax che al primo turno ha ottenuto un sorprendente 4% e che in questi giorni chiedeva lotta dura sul fronte del porto. «Protesta a oltranza!», dice ancora, dopo aver ripetuto il suo pensiero fisso: «Né con questo centrodestra né con il centrosinistra, entrambi asserviti al potere neoliberista». Posizione che, viste le migliaia di persone in piazza, potrebbe aver spinto sul vento dell’astensionismo.
E il professor Russo che dice? «Potevamo dare una svolta a Trieste. La svolta non c’è stata ma, insomma, ci siamo andati vicino. Non ho alcun rammarico perché so di aver fatto tutto il possibile. Abbiamo recuperato quasi 15 punti e quindi l’impresa c’è stata. Mi preoccupano quei sei triestini su dieci che non sono andati a
votare. Evidentemente il messaggio non è arrivato. Comunque sia, continuerò a lavorare per una Trieste europea, giovane, solidale, aperta al mondo, capace di sfruttare al meglio i fondi del Pnrr. Continuo a pensare che il sindaco non sia abbastanza preparato per queste sfide ma collaborerò».
Dipiazza scrolla le spalle: «Trieste continuerà a vivere il suo momento magico. Abbiamo un milione di cose da fare, siamo primi per qualità della vita, per welfare, ci sono un sacco di soldi da spendere. Ci manca solo il personale». Dice che ha già tentato di spegnere l’incendio della protesta: «Sono andato a parlare con Puzzer, con i ragazzi del porto, senza stampa e televisioni perché queste robe si affrontano da uomini. E gliel’ho detto: guardate che siamo diventati il primo porto italiano, arrivano sempre più navi, traghetti, petroliere, siamo pieni di lavoro. Capisci cosa voglio dire? Mi sembrava che i portuali fossero d’accordo».
Oggi non erano molto d’accordo. La nuova grana è lì, di fronte al suo ufficio.