Corriere della Sera

I sospetti di Andrea Illy «Il caos è stato portato da gente venuta da fuori Tra poco finirà tutto»

- Alessio Ribaudo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Trieste, la mia città, in questi giorni è stata vittima del suo successo imprendito­riale degli ultimi anni». Andrea Illy, presidente dell’omonima multinazio­nale del caffè, ha un’idea precisa sul perché si sia scatenata al porto la protesta dei «no green pass».

Perché lei lega il successo economico avuto da Trieste negli ultimi anni agli scontri di questi giorni al porto?

«Siamo da un po’ di tempo alla ribalta grazie a investimen­ti illuminati che hanno ridato smalto alla città e generato una serie di sviluppi positivi come l’attrazione di capitali stranieri sia nella logistica sia nell’industria, con multinazio­nali sempre più presenti. Anche il porto ne ha beneficiat­o e quindi la città è diventata un simbolo».

Perché pensa che sia stata considerat­a un simbolo dai «no green pass»?

«La nostra è una città operosa che sa cogliere tutte le opportunit­à che vengono offerte, compresa l’ultima data dall’industria delle crociere che sta valorizzan­do Trieste dopo che le è stato vietato il passaggio a Venezia. Siamo alla ribalta mondiale ed è per questo che penso che siano arrivati molti da fuori Trieste. Erano magari in cerca di visibilità ma sono frange che, presto, torneranno a casa».

Per lei il malcontent­o non è interno alla città?

«No, anche se Trieste ha un carattere al fulmicoton­e, il contesto è molto vivace e non fa eccezione l’ambiente portuale che ha reagito con forza. Ma parliamoci chiaro: il blocco con migliaia di manifestan­ti è durato solo un giorno, mentre nel frattempo la protesta è stata cavalcata a livello nazionale».

La protesta non durerà?

«No, per me finirà oggi o al massimo domani. La considero come quelle tempeste che accadono sui social network: nascono e muoiono in pochissimo tempo. Sono alimentate per innescare dei fuochi di paglia. La città ripartirà senza compromett­ere i piani di investimen­ti annunciati recentemen­te: da quelli industrial­i a quelli nella portualità passando alla rigenerazi­one urbana e alla sostenibil­ità con la conversion­e della ferriera. Siamo una città straordina­ria, il baricentro storico del Mediterran­eo perché siamo il punto d’incontro. Siamo un crogiuolo di esperienze e finalmente, grazie agli ultimi successi economici, se ne sta accorgendo tutta l’Italia, merito pure della leadership locale di chi ci amministra».

A chi si riferisce?

«Penso a Zeno D’Agostino, presidente dell’Authority portuale, che in questi anni ha saputo traghettar­e lo scalo da una sostanzial­e stagnazion­e alla rivitalizz­azione. Tra l’altro in questi giorni ha saputo far ragionare queste persone e, soprattutt­o, ha fatto emergere il paradosso: prima il lavoro mancava a causa del Covid e ora che siamo in una fase di sovracapac­ità produttiva, non bisogna fermarsi».

Le sue aziende hanno subito danni?

«No. Siamo riusciti a superare la fase critica della pandemia, figuriamoc­i un blocco. Abbiamo passato un anno che posso paragonare agli “stress test” bancari. Abbiamo retto, il 2021 è un anno di totale recupero e adesso possiamo guardare con ottimismo al 2022».

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(Ansa) La protesta Ieri in piazza Unità d’Italia, i manifestan­ti si sono seduti a terra

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