Corriere della Sera

Il manager Nike e il segreto nascosto per una vita: «Uccisi un ragazzo»

Larry Miller, l’«inventore» di Air Jordan

- di Andrea Marinelli

Per oltre 50 anni, mentre scalava la dirigenza della Nike, Larry Miller ha tenuto nascosto un segreto, il suo segreto, quello che in tutto questo tempo se lo stava «mangiando dall’interno». Arrivato nel 1997 alla multinazio­nale di Beaverton, in Oregon, oggi ha 72 anni ed è il presidente del marchio Jordan, quello con la silhouette della leggenda dei Chicago Bulls, ma si occupa anche dell’intero settore pallacanes­tro e di Converse: è uno dei manager più apprezzati d’America, nel suo ufficio ha una palla da basket autografat­a da Barack Obama e foto con decine di celebrità, ma nel 1965, quando era poco più di un bambino, Miller uccise un ragazzo a colpi di pistola nelle strade di Philadelph­ia.

Aveva 13 anni quando si unì alla gang di Cedar Avenue, passando in poco tempo dall’essere uno studente modello al tracannare bevande alcoliche ogni giorno. Qualche anno dopo, ormai sedicenne, decise di vendicare l’omicidio di un compagno per mano di una gang rivale: si ubriacò con tre amici, impugnò una pistola calibro 38 che aveva comprato dalla sua fidanzata e cercò il colpevole, ma sparò alla prima persona che incontrò per strada, un 18enne di nome Edward White che morì immediatam­ente e che, in quella guerra fra bande, non c’entrava nulla. «Questo mi rende ancora più difficile accettare ciò che ho fatto, perché non c’era nessun motivo», ha raccontato nei giorni scorsi in un’intervista alla rivista Sports Illustrate­d, annunciand­o l’uscita, il prossimo anno, della sua autobiogra­fia Jump: My Secret Journey from the Streets to the Boardroom, scritto con la figlia maggiore Laila Lacy, a cui svelò la storia nel 2003. «Non c’era nessuna ragione valida perché succedesse, penso a quello che ho fatto ogni giorno».

Quel 30 settembre 1965, quando incrociò la strada del 18enne White, la sua vita prese una direzione inaspettat­a: dopo essere entrato e uscito di prigione per anni, sempre per piccoli reati e brevi periodi, fu condannato per l’omicidio e scontò la sua pena con la società. Quando uscì, a 30 anni e con una laurea alla Temple University, era cambiato, e decise di tenere nascosto a tutti il suo passato: ai figli, agli amici, ai colleghi più stretti che incontrava man mano che la sua carriera decollava — alla Kraft, poi a Campbell Soups, infine alla Nike, ma è stato anche presidente dei Portland Trail Blazers, la locale squadra di basket — e che non hanno mai saputo nulla dell’omicidio. Non ha mai mentito, sostiene Miller, neanche ai colloqui di lavoro, però ha sempre mantenuto quel segreto che lo opprimeva. «Per anni sono fuggito da questa storia, ho provato a nasconderl­a nella speranza che la gente non la scoprisse», ha raccontato alla rivista sportiva. Poi, stremato dagli effetti collateral­i di quel silenzio sulla sua psiche — incubi ricorrenti ed emicranie così forti da spedirlo al pronto soccorso

— ha deciso di liberarsi, raccontand­o il suo passato in un libro che ripercorre la sua vita dalle strade di Philadelph­ia ai consigli d’amministra­zione di alcune delle aziende più importanti del Paese. «Un errore, anche il peggiore», dice oggi, «non può controllar­e quello che succederà nelle nostre vite».

È stata una decisione «molto difficile», sostiene, presa per fini terapeutic­i ma anche per dare un messaggio ai giovani a rischio e agli ex detenuti, ma che soprattutt­o lo ha costretto a rivelare il suo passato turbolento alle persone a lui più vicine: un po’ alla volta, negli ultimi mesi, ha informato i suoi capi alla Nike, Michael Jordan, il commission­er della Nba Adam Silver. «È una storia incredibil­e di seconde opportunit­à», ha dichiarato un portavoce della Nike, spiegando di sostenere le politiche che promuovono il reinserime­nto dei detenuti. «Siamo orgogliosi di Larry e della speranza che la sua vicenda può offrire».

Guerra di gang L’uomo che ha lavorato con i grandi della Nba a 13 anni sparò per vendetta a un 18enne

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Larry Miller, a sinistra, durante una cena ufficiale con Michael Jordan. Miller ha raccontato in un libro di aver ucciso quando era poco più di un bambino
(Johnny Nunez/Getty) Insieme Larry Miller, a sinistra, durante una cena ufficiale con Michael Jordan. Miller ha raccontato in un libro di aver ucciso quando era poco più di un bambino

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