Il nuovo patto di Stabilità? Regole più semplici, flessibilità e ambiente
STRASBURGO Rivedere la governance economia dell’Ue e adattarla alla nuova realtà post pandemia. Oggi il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e il commissario all’Economia Paolo Gentiloni lanceranno la consultazione per la revisione del Patto di stabilità, che si concluderà in dicembre. Poi in primavera Bruxelles presenterà le proposte.
La comunicazione della Commissione affronta in modo prudente i nodi che dovranno essere sciolti, probabilmente per evitare che il dibattito che ne scaturirà parta subito in modo conflittuale (la Germania di Scholz ha già detto che il Patto com’è va bene così come gli altri Paesi nordici). Anche la comunicazione del febbraio 2020, che aveva lanciato la consultazione sulla revisione delle regole poi bloccata dall’emergenza Covid, era cauta. Bruxelles parte dall’analisi dell’impatto della pandemia sull’economia europea e sulle politiche fiscali degli Stati membri. Viene osservato che le politiche fiscali espansive hanno funzionato e questo, spiega Bruxelles, dimostra la necessità di creare dei cuscinetti fiscali e di ridurre il debito quando l’economia va bene. Il problema ora è l’alto debito pubblico accumulato dagli Stati Ue, la media dell’Eurozona è salita al 100% sul Pil, a fronte del 60% previsto dal Patto di stabilità. Si pone il problema di come ridurre il debito senza penalizzare gli investimenti necessari per portare avanti la transizione verde e digitale.
Per la Commissione è poi necessario rivedere alcuni aspetti della sorveglianza macroeconomica per renderla più efficace, perché di fatto la parte correttiva della procedura non è mai stata applicata (non solo nei confronti dell’Italia ma nemmeno di Germania e Olanda a causa del surplus accumulato). Non è chiara la distinzione tra sorveglianza fiscale e macroeconomica. Viene anche osservata la necessità di aumentare la trasparenza delle regole intervenendo sulle variabili usate per alcune misurazioni. Inoltre Bruxelles vuole rafforzare le autorità fiscali indipendenti (in Italia è l’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio). Il testo sottolinea poi l’efficacia di come è stata disegnata la Recovery and Resilience Facility, lo strumento da cui dipendono i Pnrr, che lega i fondi al raggiungimento di obiettivi. Infine c’è un questionario con 11 domande che chiedono agli Stati Ue e agli stakeholder gli aspetti utili per cambiare il Patto. Ma nessuna domanda diretta sugli investimenti.
Le regole Ue torneranno in vigore dal gennaio 2023, difficile che per quella data i Paesi Ue trovino un accordo.