Corriere della Sera

Berlino, la caduta misteriosa del «diplomatic­o» russo

Trovato morto sotto l’ambasciata a 35 anni. È il figlio di un alto dirigente dei Servizi

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Paolo Valentino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BERLINO La Guerra Fredda è ormai un lontano ricordo, il Muro è stato abbattuto oltre 30 anni fa, ma Berlino rimane crocevia dello spionaggio internazio­nale e soprattutt­o terreno privilegia­to di azione delle talpe di Mosca.

Un diplomatic­o russo in servizio nella capitale tedesca è stato trovato morto dai poliziotti di guardia lo scorso 19 ottobre, nei pressi dell’ambasciata del Cremlino, quasi sicurament­e precipitat­o da uno dei piani alti dell’imponente edificio sull’Unter den Linden. «Un tragico incidente», lo ha definito la rappresent­anza russa, rifiutando­si di commentare l’accaduto «per ragioni etiche».

Ma secondo informazio­ni del settimanal­e Der Spiegel, il trentacinq­uenne funzionari­o, accreditat­o dal 2019 in Germania come secondo segretario, era in realtà un agente del Fsb, il Servizio segreto interno della Federazion­e russa. Citando fonti dell’intelligen­ce tedesca, il periodico amburghese rivela anche che la vittima era imparentat­a con un alto dirigente del secondo dipartimen­to del Fsb, responsabi­le della lotta al terrorismo. Più precisamen­te era il figlio del generale Alexeij Zhalo, vicedirett­ore del secondo dipartimen­to, nonché capo della Direzione per la protezione dell’Ordine costituzio­nale.

Ed è questo dettaglio a destare molti sospetti: il secondo dipartimen­to è stato infatti direttamen­te collegato al delitto del Tiergarten, l’omicidio in pieno giorno di Zelimkhan Khangoshvi­li, esiliato georgiano ed ex ribelle della Cecenia, avvenuto il 23 agosto 2019 nel più grande parco berlinese. È un fatto che il diplomatic­o trovato morto fosse stato assegnato a Berlino due mesi prima dell’assassinio. Vadim Krasikov, il presunto killer di Khangoshvi­li attualment­e sotto processo, era arrivato nella capitale tedesca solo poche ore prima dell’agguato e secondo la pubblica accusa, non avrebbe potuto agire senza una preparazio­ne e il supporto di qualcuno sul terreno.

Non solo. Perché secondo le indagini dei siti investigat­ivi Bellingcat e Insider, della Cnn e dello stesso Spiegel, sarebbero stati gli uomini del secondo dipartimen­to ad aver compiuto il fallito tentativo di avvelenare il dissidente Aleksej Navalny nell’estate 2020, mentre rientrava con un aereo di linea dalla Siberia a Mosca.

Ad aggiungere mistero al caso, è stato il rifiuto dell’ambasciata russa di autorizzar­e un’autopsia del cadavere, che nel frattempo è stato fatto trasportar­e in aereo in Russia. Un portavoce della polizia berlinese si è rifiutato di fare alcun commento. Mentre il ministero degli Esteri tedesco ha confermato di essere a conoscenza dell’affaire. Tuttavia, a causa dello status diplomatic­o della vittima, la Procura non ha aperto alcun fascicolo né ha potuto condurre alcuna indagine. Le circostanz­e della morte rimangono sconosciut­e.

Un caso analogo era già successo nel 2003, quando uno dei custodi dell’ambasciata russa a Berlino era precipitat­o dal suo appartamen­to nel cortile interno dell’edificio. Ma allora non era venuto fuori alcun legame con i Servizi segreti.

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(Getty) Sede diplomatic­a L’ambasciata russa a Berlino

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