Roma ammette: violati i diritti di un detenuto
Il governo riconosce che l’Italia viola l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo laddove continua a rinchiudere nelle carceri — anziché curare nelle apposite Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive (Rems) — persone «non imputabili» e perciò assolte nei processi di reati commessi in stato di «incapacità di intendere e volere», ma nel contempo indicate dai giudici «socialmente pericolose» a motivo dei propri disturbi psichiatrici. L’Italia lo ammette per la prima volta in una «dichiarazione unilaterale» alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, atto con cui punta a chiudere in sede europea il ricorso presentato dagli avvocati Antonella Calcaterra e Antonella Mascia con il professore Davide Galliani per un 39enne schizofrenico, giudicato nel giugno 2020 non imputabile per il pugno in faccia a un magistrato milanese (40 giorni per la frattura del naso), ma rimasto illegalmente 6 mesi in cella a San Vittore prima che la lista d’attesa nelle Rems fosse sbloccata a dicembre 2020 da una ingiunzione cautelare urgente della Cedu. E per azzerare il rischio che nella causa di merito Strasburgo condannasse l’Italia, ora l’agente del governo ha riconosciuto appunto la violazione dei diritti del ricorrente e gli ha offerto una somma (accettata) a risarcimento dei danni morali, nel contempo tenendo però a rassicurare l’Europa che l’Italia sia «in procinto di adottare ogni iniziativa per risolvere il problema dei posti disponibili nelle Rems». Nel 2014 le Rems avrebbero dovuto sostituire i 6 vecchi Ospedali psichiatrici giudiziari chiusi nel 2017, ma o hanno tardato ad aprirle (oggi sono 30) o ne hanno sottodimensionato i posti (709). Spesso le Rems, disattendendo l’ordine dei giudici, adducono di non avere disponibilità e rinviano a una lista d’attesa. Parte così ogni volta un vorticoso carteggio tra Procure-Rems-MinisteriRegioni, ciascuno in cerca del pezzo di carta che formalmente lo esenti da responsabilità: sia sul limbo di persone (715 a fine 2020) che restano in libertà benché dichiarate socialmente pericolose, sia sul limbo di persone (98 a fine 2020) che, trovandosi in carcere al momento della non imputabilità, durante la lista d’attesa restano in cella senza titolo.
Centinaia di casi In cella anche se non imputabile perché schizofrenico: il nodo dei posti nelle Rems