Corriere della Sera

Il super potere (sostenibil­e) del lino

Non solo abiti. La fibra più ecocompati­bile è già utilizzata in molti campi: dalla confezione del cibo alle auto. L’attività di ricerca del Linificio e canapifici­o nazionale

- Maria Teresa Veneziani

Se Glasgow in quanto città ospitante del Cop26 ha deciso che pianterà 18 milioni di alberi nel prossimo decennio, qui ci sono imprendito­ri illuminati decisi a riportare in Italia le colture e la cultura del lino, la fibra più eco-sostenibil­e insieme alla canapa. Una sfida che ha come cuore pulsante lo storico Linificio e canapifici­o nazionale del gruppo Marzotto, a villa d’Almé, fortino (dal 1873) dell’eccellenza Made Italy, circondato dalle acque deviate del fiume Adda. Pierluigi Fusco Girard, 39 anni, amministra­tore delegato, si entusiasma raccontand­o com’è nata la prima linea di prodotti in lino per il confeziona­mento alimentare ad alta sostenibil­ità. «Studiando mi sono reso conto dell’impatto che ha la plastica sui nostri mari: il 50 per cento della spazzatura è composta dalle reti. Mi sono detto: perché non utilizzare il lino invece della plastica?».

Una sfida tutta italiana affrontata con Raffaele Bonzagni, titolare della bolognese Kuku Internatio­nal. «È stata una impresa titanica far uscire da una macchina per la plastica reti in lino per impacchett­are cibo, frutta e verdura. Sono già in uso nella grande distribuzi­one di Francia e Germania». Hanno lanciato anche un brand, L’incredible, «che vuole dare un contributo al cambiament­o. Ora che la strada è aperta, si studiano gli sviluppi nell’agricoltur­a, «per le reti della raccolta delle olive, la copertura delle viti, fino ad arrivate alle reti da pesca».

Pierluigi Fusco Girard spiega che, da padre, offrire il suo contributo di ingegnere chimico per cercare di ridurre l’inquinamen­to è diventato un obiettivo irrinuncia­bile. «Sono figlio di un docente universita­rio, ho ricevuto un’educazione rispettosa dell’ambiente». Studi classici, il primo lavoro a Napoli lasciato senza rimpianti per trasferirs­i al Nord attratto da un annuncio: «Cerchiamo giovani ingegneri per farli crescere e occupare posizioni apicali». «Avevo 27 anni, mi sono buttato facendo impazzire la famiglia».

Il manager ricorda la storia gloriosa del Linificio, la seconda filatura più antica d’Euclienti ropa: «Unisce i macchinari antichi a quelli di ultima generazion­e per la produzione di tessuti di abbigliame­nto e arredament­o d’eccellenza venduti anche alle griffe del lusso. L’ultimo brevetto è il lino elasticizz­ato. Siamo anche pionieri nel promuovern­e l’applicazio­ne di lino e canapa in tutti i settori in quanto fibre eco-sostenibil­i e riciclabil­i del futuro. Abbiamo una rete di sparsa in cinque continenti e nel nostro centro di ricerca e sviluppo — il più importante al mondo — siamo in grado di produrre i filati più grossi utilizzati anche per le vele come quelle dell’Amerigo Vespucci, fino ai più fini per la casa imperiale giapponese».

Sgombra il campo dagli slogan. «Qui ci sono grandi contenuti: lino e canapa nella fase di coltivazio­ne non richiedono acqua di irrigazion­e oltre a quella piovana e impiegano minime quantità di prodotti chimici; nella fase della crescita assorbono C02 e rilasciano ossigeno. Essendo il lino per il 90 per cento coltivato nel Nord Europa, Francia, Belgio e Olanda, si è calcolato che riesce ad assorbire fino a 250 mila tonnellate di CO2…». L’altro grande tema è la fine del ciclo vita del prodotto. «Al Linificio e Canapifici­o Nazionale pratichiam­o sia l’economia circolare sia la simbiosi industrial­e: la materia che entra non viene mai scartata, è utilizzata internamen­te oppure venduta come materia prima secondaria. Il lino di qualità è l’unica fibra che può vantarsi di essere autoctona europea, dal campo al prodotto finito».

Fino alla seconda guerra mondiale era una tradizione tutta italiana e il gruppo Marzotto ha deciso di riavviarne la coltivazio­ne, da Bergamo a Gravina di Puglia e alla Toscana. Da un lato l’estetica associata al confort nella moda, anche mixata alla lana, perché entrambe coibentano e quindi adatte all’estate e all’inverno; dall’altro, lo sviluppo per rendere lino e canapa complement­ari alle fibre sintetiche anche nei materiali compositi.

«In collaboraz­ione con Fibertech Group di Varese abbiamo realizzato un filato che si sposa con le resine. È flessibile e quindi adatto a forme complesse dell’automotive, di lusso e sportiva, dell’aircraft e delle casse acustiche. In occasione della Motor Valley il Linificio ha partecipat­o alla realizzazi­one dell’avvenirist­ica Restomod car, carrozzeri­a in lino e canapa: a parità di resistenza e velocità, alleggeris­ce la massa e attutisce le vibrazioni».

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La fioritura di un campo di lino ad Astino, in provincia di Bergamo e un tipo di filato tratto dal lino. L’obiettivo del Linificio e canapifici­o nazionale è sostituire le fibre artificial­i con lino e canapa. Sotto, packaging bio e compostabi­le realizzato con il lino

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