Spiagge, richiamo della Ue Il 73% delle concessioni sotto i 2.500 euro l’anno
ROMA Non piace a Bruxelles la strada del rinvio intrapresa dal governo sulle concessioni balneari. «Siamo al corrente degli ultimi sviluppi», ha detto ieri una portavoce della commissione Ue, riferendosi al disegno di legge sulla concorrenza appena varato dal governo Draghi, che non va oltre una delega allo stesso esecutivo per avviare, entro sei mesi, un censimento delle concessioni. «Per noi è importante — ha aggiunto — che le autorità italiane mettano rapidamente in conformità la loro legislazione e le loro pratiche con il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia». Un modo per ricordare che il nostro Paese è già sottoposto a una procedura d’infrazione per aver prorogato, con la legge di Bilancio 2019, le vecchie concessioni fino alla fine del 2033, anziché metterle a gara, come prevede la direttiva Bolkenstein del 2006. E come ha più volte sollecitato in Italia l’Autorità Antitrust.
La stessa che, nel suo documento di proposte in vista della legge annuale sulla concorrenza, ha ricordato al governo che, secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2019, l’ammontare complessivo dei canoni relativi a 29.689 concessioni demaniali marittime è stato pari ad appena 115 milioni di euro. Di cui, precisa il Rapporto sulle spiagge 2021 di Legambiente, solo 83 effettivamente incassati, «mentre restano ancora da versare 235 milioni di euro di canone non pagati dal 2007». Nel 72,6% dei casi il canone è stato inferiore a 2.500 euro, a fronte di un giro d’affari annuo degli stabilimenti stimato dalla società di consulenza Nomisma in 15 miliardi annui.
Con il decreto Agosto del 2020 il canone minimo è stato aumentato a 2.500 euro l’anno (prima era di 362 euro) in cambio però della sanatoria sulle pertinenze edificate sulle spiagge in concessione. Il maggior gettito previsto è di 39 milioni l’anno, ma anche così gli incassi per l’erario sarebbero pari a circa l’1% del fatturato del settore. Impossibile stimare quanto lo Stato potrebbe ricavare con la messa a gara delle concessioni, ma sicuramente un multiplo di quanto riscosso annualmente finora. Numerose inchieste giornalistiche hanno portato alla luce lo scandalo di canoni irrisori in rinomate località balneari. La stessa Legambiente ha calcolato, per esempio, che le 59 concessioni ad Arzachena, in Costa Smeralda, hanno versato nel 2020 circa 322 euro ciascuna, cioè meno di un euro al giorno. Nulla rispetto ai prezzi di ombrelloni e lettini.
Sulla legittimità della proroga delle concessioni al 2033 è poi imminente la pronuncia del Consiglio di Stato, che si è riunito lo scorso 20 ottobre in adunanza plenaria al fine di esprimere un orientamento unitario della giustizia amministrativa sui ricorsi presentati contro la stessa proroga. Contro le reazioni di Bruxelles e a difesa di quanto deciso con il disegno di legge sulla concorrenza si schiera la Lega: «Niente lezioni dall’Europa. Lo stralcio delle concessioni balneari dal ddl concorrenza è un atto di buonsenso per tante realtà produttive che stanno già programmando la prossima stagione». Sconsolato Sergio Battelli (M5s): «Il premier Draghi ci ha provato, ma il centrodestra ha fatto muro».