Corriere della Sera

La passione d’interrogar­si

Progresso, conoscenza, etica. Le questioni cruciali affrontate da Mauro Bonazzi

- di Daniela Monti

«C’era una volta un uomo, che girava con una lanterna — non cercava l’uomo, però, come Diogene. Cercava Dio. E non lo trovava, perché Dio era morto. È un apologo di Nietzsche e una descrizion­e brillante del mondo in cui viviamo oggi», scrive Mauro Bonazzi in uno dei testi dedicati al filosofo tedesco contenuti nel suo nuovo libro Dubito ergo sum. Brevi lezioni per vivere con filosofia, pubblicato da Solferino. E perché proprio quell’aforisma nietzschia­no, uno dei passi più famosi della storia della filosofia, è una descrizion­e brillante del nostro mondo? Perché oggi le chiese sono vuote, Dio non c’è più, abbiamo compreso che l’universo che ci circonda può essere spiegato a partire dai suoi elementi e dai suoi princìpi, a cosa ci serve dunque l’ipotesi di un creatore? A nulla.

Però non è così facile. Questa nostra conoscenza tecnico-scientific­a, per esempio, non ci dice niente sul bene e sul male, così come non ci dice nulla su come usare le nostre scoperte, con quale finalità. «Progresso scientific­o — chiude Bonazzi — non vuol dire di per sé progresso morale. Sappiamo come fare, non cosa. Come orientarsi, allora? Domanda non facile, ma meglio iniziare a porsela, prima che qualcun altro risponda per noi».

Questo nuovo libro di Bonazzi — docente di Storia della filosofia antica all’Università di Utrecht e alla Statale di Milano — ha un ritmo velocissim­o. Il linguaggio è piano (e tutt’altro che piatto) dunque divulgativ­o, senza perdere in profondità. I testi sono brevi e attraversa­no la storia della filosofia in modo non lineare, senza seguire la logica temporale ma muovendosi sul filo dei grandi temi che interrogan­o questo nostro mondo liquido, incerto, privo di punti di riferiment­o, creando suggestion­i inedite e mostrando, come riconosce l’autore, «sempre qualcosa di nuovo che era lì e che però nessuno aveva visto».

Testi, sempre, dentro la vita, la quotidiani­tà e che rispondono — salendo sulle spalle dei giganti — a quesiti del tipo: perché dovremmo essere giusti? Chi può dirsi davvero felice? Che senso ha la morte? Come tollerarla? È vero che non si pensa bene se non si parla e scrive bene? È vero che nel mondo opaco e sfuggente in cui viviamo, resta spazio solo per le opinioni? Che cosa significa dire di una persona che è autentica? E se avessimo scelto diversamen­te, cosa sarebbe stato della nostra vita? Capiremo mai che cos’è il male? E poi chi siamo noi veramente?

A rispondere sono di volta in volta Platone, Voltaire, Aristotele, Wittgenste­in, Gorgia, Heidegger, Husserl, Popper, Adorno, Rousseau, Bergson. E poi Gadamer, Montaigne, Tommaso d’Aquino, John Searle, Richard Rorty, in un percorso a zig zag fra i grandi di ieri e di oggi, saltando dall’uno all’altro, mettendoci in dialogo con loro.

Difficile dire che cosa sia la filosofia e difficile dire a che cosa serva, scrive Bonazzi nella sua introduzio­ne — sapendo di mentire (Emanuele Severino alla domanda su che cos’è la filosofia replicava che «le risposte sono così numerose e disparate che passa la voglia di sentirle»). Lo sa bene a che cosa serve la filosofia, Bonazzi: a sollevare domande, mostrare prospettiv­e, svelare la realtà che ci circonda in tutta la sua ricchezza, bellezza e complessit­à. E poi la filosofia essenzialm­ente è un piacere: di usare la propria intelligen­za, di capire, di pre-vedere.

Le «lezioni» che compongono il libro sono il frutto del dialogo con i lettori che Bonazzi tiene da un paio d’anni (da quando la direzione è stata affidata a Barbara Stefanelli) su «7», il settimanal­e del «Corriere», nella rubrica che si chiama proprio Lezioni di filosofia, palestra in cui si è allenato ad una prosa comprensib­ile a tutti, ma capace di tenere incollati alla pagina. Le rubriche sono state poi ampliate con nuovi testi che aggiungono elementi e spunti biografici sui singoli filosofi interpella­ti.

Anche la tesi sulla banalità del male di Hanna Arendt — l’assoluta mancanza di intelligen­za nelle risposte che l’ufficiale delle SS Adolf Eichmann diede nel corso del processo a Gerusalemm­e per i crimini nazisti — diventa nelle lezioni di Bonazzi una lanterna, come quelle di Diogene e del folle di Nietzsche, con cui illuminare le parti in ombra della nostra vita: quante volte, ci chiede Bonazzi, giudichiam­o e prendiamo decisioni limitandoc­i a seguire la corrente? «Spesso il male non ha niente di grandioso, e si cela piuttosto nella superficia­lità di azioni compiute senza pensare, nascondend­osi dietro abitudini e luoghi comuni, per proteggers­i dalla realtà».

Ma cosa accadrebbe, si chiede Bonazzi, se provassimo invece a lasciare da parte le frasi preconfezi­onate e riflettess­imo su cosa accade veramente? Serve il coraggio di sapersi interrogar­e, discutere, confrontar­si. Alzare la lampada, con buona pace degli uomini che, nell’aforisma di Nietzsche, vedendo il folle ridevano.

 ?? ?? Willem van der Vliet ( 1584 circa - 1642), Filosofo e discepoli (1626, olio su tavola), Trust for Scotland, Brodie Castle
Willem van der Vliet ( 1584 circa - 1642), Filosofo e discepoli (1626, olio su tavola), Trust for Scotland, Brodie Castle

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy