Corriere della Sera

Viaggio nella natura e nella vita Il senso di Magris per i colori

- Cromatismi Lo scrittore dedica un breve saggio (La nave di Teseo) all’eterna seduzione della tavolozza di Cristina Taglietti

Il blu è il colore delle «infinite risonanze» delle vetrate di Chartres, del mantello della Madonna di Piero della Francesca nel Polittico di Sant’Antonio, del giacinto che attira Persefone negli inferi, della marsina del giovane Werther, diventata una moda della gioventù romantica di mezza Europa.

Il blu è anche il colore di uno degli occhi di Alessandro Magno che Giovanni Pascoli immortalò: «Ché si fa sempre (tale è la sua sorte) nell’occhio nero lo sperar, più vano;/ nell’occhio azzurro il desiar, più forte», come ricorda Claudio Magris nel breve testo Le toppe di Arlecchino. Esistono i colori?, scritto per la Milanesian­a, uscito su «la Lettura», e ora edito da La nave di Teseo.

Nel 2000 lo studioso Michel Pastoreau dedicò alla storia del Blu un libro bello e importante che ne racconta le origini e la storia, a cui sono seguite monografie (edite da Ponte alle Grazie) dedicate al Nero, al Verde, al Rosso, al Giallo. In Italia Manlio Brusatin, storico delle arti e architetto che da sempre si occupa del mondo visivo, ha scritto una breve Storia dei colori (Einaudi), brillante divagazion­e capace di fondere gli apporti della fisica con il ruolo essenziale svolto nei secoli dalla pittura.

Quello di Magris è un piccolo campionari­o di colori che procede per suggestion­i ed epifanie, governato dalla consapevol­ezza che nonostante il Farbenatla­s Dumont (L’Atlante dei colori) ne elenchi 999, non ci sono parole sufficient­i per esprimere tutte le sfumature che la natura è in grado di produrre e l’occhio umano di cogliere, così come è infinita la rassegna delle opere artistiche, letterarie, scientific­he che nella tavola dei colori trovano ispirazion­e e motore. «Cromatismo dei tessitori, dei tipografi, degli ortolani, dei chimici e degli alchimisti, dei pittori — non c’è attività umana, fisica e mentale, che non abbia a che fare con i colori, con quelli che si vedono e si desiderano fuori e dentro di sé» scrive Magris. Non a caso, dal 2000, due volte l’anno, Pantone Color Institute ospita un meeting internazio­nale che analizza quadri, sculture, film, programmi televisivi, abiti, oggetti, social media per individuar­e il color of the year.

Partendo dal testo Farbenlehr­e (La teoria dei colori) — «che Goethe considerav­a il suo capolavoro e che non è il suo capolavoro, ma certo una geniale esperienza e narrazione del mondo e di come noi viviamo e sperimenti­amo il mondo, cosa che non è meno reale del mondo stesso» — Magris dà conto delle dispute tra filosofi e scienziati, analizza le contraddiz­ioni e le passioni che i colori riescono a smuovere, le simbologie che incarnano. Ricorda il bianco allucinato definito da Melville in Moby Dick «capace di accrescere quel terrore fino all’estremo. Ne sono prova l’orso bianco polare e lo squalo bianco dei tropici: cos’altro se non la loro bianchezza soffice e fioccosa li rende quegli orrori ultraterre­ni che sono?»; il verde materno di Hoffmann, «scrittore di sogni e di incubi»; il rosso assassino del geniale praghese Leo Perutz.

«Il colore dice un senso della vita» osserva Magris e infatti nei Quaderni di Ludwig Wittgenste­in, che il filosofo chiama Libro marrone e Libro blu, ci sono forse le consideraz­ioni più radicali sul tema. Dice il senso della vita, ma gli esempi potrebbero essere molti, anche la trilogia del regista polacco Krzysztof Kieslowski, i Film Bianco, Rosso, Blu (come i colori della bandiera francese declinati secondo i principi di Liberté, Egalité Fraternité): un’epica delle emozioni che esprime, insieme al colore, anche un dolore.

 ?? ??
 ?? Le pin de Bertaud ?? Sopra: Claudio Magris (foto Fabrizio Villa). A fianco: Paul Signac (1863-1935), (olio su tela, 1900)
Le pin de Bertaud Sopra: Claudio Magris (foto Fabrizio Villa). A fianco: Paul Signac (1863-1935), (olio su tela, 1900)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy