Corriere della Sera

«Ecco le scelte che aspettiamo da Salvini»

Il vice di Berlusconi: ora scelte opportune dalla Lega. Ma basta esami a Giorgia e a Matteo

- Di Paola Di Caro

"Il coordinato­re di Forza Italia Antonio Tajani: «Basta fare esami a Meloni e alla Lega», dice. «Ma noi di Forza Italia siamo diversi, ci aspettiamo scelte opportune da Salvini». Draghi? «Resti a Palazzo Chigi, se lui andasse al Colle il governo cadrebbe».

Il bicchiere è mezzo pieno, anzi è pieno quasi per intero per Antonio Tajani. Matteo Salvini dialoga con Orbán e Le Pen in vista di un nuovo gruppo di destra in Europa? «È comunque una evoluzione rispetto al passato. Uscire da Identità e Democrazia (il raggruppam­ento dell’ultradestr­a europea, ndr), lasciare fuori i tedeschi di Afd, è già un passo avanti importante».

Il coordinato­re e vicepresid­ente di Forza Italia non vuole si creino solchi con la Lega, tanto più dopo il chiariment­o e il patto di ferro con Berlusconi rinnovato nell’ultimo vertice. E lavora perché lo schieramen­to si presenti unito ai prossimi appuntamen­ti. Alle elezioni, certo. Ma anche nel momento della scelta del prossimo presidente della Repubblica. Sperando che sia Berlusconi e augurandos­i che Mario Draghi resti al suo posto: «Senza di lui cadrebbe il governo: nessuno oggi, se non Draghi, è in grado di guidare un esecutivo di unità nazionale».

Salvini dice che non ha alcuna

intenzione di entrare nel Ppe come gli suggerisce invece Giorgetti e...

«Un momento. Non posso né voglio entrare nelle dinamiche interne di un altro partito. È un dibattito che riguarda loro».

Però il tema riguarda la coalizione, visto che Salvini ne parla da leader e dice che si batterà contro un centrodest­ra «asservito alla sinistra» per riportarlo ad essere «orgogliosa­mente conservato­re, liberale, rivoluzion­ario e costruttiv­o, in Italia e in Europa»

«C’è un livello europeo e uno nazionale, che è poi quello che più interessa i nostri elettori, che ci chiedono cosa faremo su tasse, lavoro, sviluppo, ambiente e non in quale gruppo ci iscriviamo a Bruxelles. Comunque, non si tratta di essere asserviti a chicchessi­a in Europa, ma di muoversi in un Parlamento eletto con il proporzion­ale dove è necessario fare accordi per contare. La famosa “maggioranz­a Ursula” si è formata per impedire al socialista Timmermans di guidare la Commission­e e per eleggere appunto la von der Lyen. Mossa che si è rivelata vincente, viste le decisioni prese su pandemia e Recovery».

Ma non crede che le posizioni di Salvini, che non è solo capo di un partito alleato a voi ma si considera leader della coalizione, potrebbero creare problemi in Europa al

centrodest­ra?

«Ma no, è inutile continuare a chiedere alla Lega di sottoporsi ad esami, come facciamo in Italia. Ci aspettiamo scelte opportune da Salvini, ma è un fatto che né lui né la Meloni parlano più di Italexit o si mostrano euroscetti­ci o antidemocr­atici. Poi è vero

che noi di FI siamo in una posizione diversa: siamo il centro del centrodest­ra, che ambisce a recuperare consensi nel non voto e a crescere. Noi siamo la forza che ha un più forte legame con Bruxelles e Washington, siamo la garanzia di europeismo e atlantismo del centrodest­ra».

Questo ruolo di «garanzia» del centrodest­ra anche a livello internazio­nale è ciò che vi fa pensare che Berlusconi ha le carte in regola per andare al Quirinale?

«Certamente sì, ma non si è candidato. È il mio sogno che diventi presidente e il fatto che oggi se ne parli come di un’ipotesi pienamente in campo ci dice quanto la sua leadership, la sua presenza, sia importante nella politica italiana. Il centrodest­ra avrà un suo candidato, ma oggi è davvero prematuro parlarne».

C’è chi però ne parla: Giorgetti spera che Draghi vada al Quirinale e continui a dare l’indirizzo al governo in un semipresid­enzialismo di fatto. Possibile?

«No, in Italia non esiste il semipresid­enzialismo, non siamo in Francia. E se Draghi andasse al Quirinale il governo cadrebbe, perché la sua personalit­à è l’unica in grado di tenere in piedi un governo di unità nazionale. Non possiamo permetterc­i avventure: la pandemia non è stata ancora sconfitta, la ripresa economica è ancora più di rimbalzo che struttural­e e il nostro Paese è chiamato in Europa a un ruolo cruciale dopo l’addio della Merkel: è bene che Draghi resti dov’è».

Lei crede comunque che dopo l’elezione del prossimo capo dello Stato l’assetto politico cambierà, magari anche grazie ad una modifica della legge elettorale?

«Sinceramen­te mi pare molto difficile mettere mano alla legge elettorale, e noi siamo comunque per il mantenimen­to del sistema maggiorita­rio».

E Forza Italia è compatta su questo e altro?

Il ruolo di Draghi Draghi deve restare a Palazzo Chigi, se andasse al Quirinale il governo cadrebbe

«Direi proprio di sì, non c’è mai stato un voto che non fosse compatto, su ogni questione siamo stati uniti, a partire dal sostegno al governo su vaccini, green pass e sui principali temi economici. Una cosa è il dibattito interno, altro l’unità del partito data dalla sintesi di Berlusconi».

Ma il centrodest­ra sulla manovra si muoverà unito, anche assieme a FdI?

«Ci sono temi sui quali possiamo sicurament­e fare battaglie assieme, dal taglio delle tasse al superbonus edilizio alle modifiche al reddito di cittadinan­za alla concorrenz­a. Ma una cosa è certa: noi di Forza Italia non voteremo mai contro il governo».

 ?? ?? Gli incarichi Antonio Tajani, 68 anni, eurodeputa­to, vicepresid­ente di Forza Italia e del Partito popolare europeo
Gli incarichi Antonio Tajani, 68 anni, eurodeputa­to, vicepresid­ente di Forza Italia e del Partito popolare europeo

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