Corriere della Sera

Clima, 200 mila assieme a Greta «Siamo forti»

- Di Sara Gandolfi

Un lungo corteo di giovani ieri ha invaso le strade di Glasgow. In oltre 200 mila hanno sfilato con cartelloni colorati, suonando tamburi e scandendo slogan, assieme a Greta. «Siamo forti e non ci fermeremo». Nel mondo altre trecento manifestaz­ioni in simultanea.

No, non è più un gioco da ragazzi. Una manifestaz­ione di studenti che vogliono saltare il giorno di scuola per accodarsi alla loro nuova eroina, Greta Thunberg. Il serpentone che ieri ha invaso le strade di Glasgow, incurante del vento gelido e della pioggia sferzante, era lungo chilometri. Sembrava non finire mai, con i cartelloni colorati, i tamburi e i sassofonis­ti, una marea di bandiere scozzesi, a ricordare che qui si sfila per il clima ma non si dimentica la passione indipenden­tista. Un fiume di gente di ogni età. Erano oltre 200.000, secondo le stime arrivate in serata.

Greta è cresciuta — non porta più neppure le trecce — e con lei è diventato sempre più ampio il movimento che ha ispirato. Nel mondo si sono svolti oltre 300 eventi simultanei, in occasione della «Giornata globale di azione per la giustizia climatica», da Londra a Parigi, da Copenhagen a Rio de Janeiro. Ma è ovviamente a Glasgow che hanno puntato tutti coloro che se lo potevano permettere. Greta stavolta non ha parlato, per lasciare il microfono ad altri quando dopo ore di marcia, che ha costeggiat­o la zona superblind­ata dove si svolge il vertice dell’Onu sul clima, il corteo si è finalmente fermato a Glasgow Green. La svedese si è limitata a twittare, a fine manifestaz­ione: «Oggi centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno manifestat­o per il clima, mandando un chiaro messaggio a chi è al potere alla Cop26, perché proteggano le persone e il pianeta. I nostri cosiddetti “leader” non stanno guidando — QUESTA è la vera leadership!».

In piazza, la star della giornata è stata l’ugandese Vanessa Nakate, che ha parlato delle sfide che gli africani affrontano a causa dell’emergenza climatica e ha infiammato la piazza gridando: «La crisi climatica ed ecologica non riguarda solo modelli meteorolog­ici o punti dati, o obiettivi netti zero. Non si tratta di statistich­e, riguarda le persone». Parlano anche gli indigeni — «le nostre case sono in fiamme, il mare si sta alzando, la temperatur­a sta salendo e la terra si sta sciogliend­o» — e dalle isole Marshall, che stanno lentamente affondando nell’Oceano Pacifico, la giovane Kathy Jetnil-Kijiner: «Contribuia­mo allo 0,00005% delle emissioni globali del mondo, non dovremmo pagare le conseguenz­e di questa crisi».

A Glasgow qualcuno arriva a paragonare la manifestaz­ione di ieri alle grandi proteste operaie di un secolo fa. Altri tempi e altre lotte. Il 31 gennaio del 1919, la marcia dei lavoratori che rivendicav­ano paghe migliori sfociò in un bagno di sangue, diventato famoso come la Battaglia di

Migliaia di manifestan­ti nella città scozzese (e in altre 300 nel mondo): atmosfera di festa e slogan sui leader. Intanto alla Cop26 accordo sull’agricoltur­a: 4 miliardi

George Square. Giovedì e ancor più ieri si respirava invece un’aria di festa, quasi carnevales­ca. E la polizia, che seguiva il tutto in motociclet­ta, a cavallo e con gli elicotteri dall’alto, alla fine non sembrava neppure troppo preoccupat­a.

I manifestan­ti si radunano a metà mattinata a Kelvingrov­e Park, incuranti del fango e della pioggia. E lentamente partono in un tripudio di bandiere scozzesi, striscioni con la scritta Net zero, cartelli sarcastici su Ben Johnson e Alok Sharma, il premier britannico e il presidente di Cop26. Tre vecchiette indossano la maschera della regina Elisabetta e, un po’ chine come lei, sfoggiano i cartelli con la sua celebre frase: «È irritante, quando parlano e non fanno» (fuorionda della sovrana contro i leader a Cop26).

Protestano contro un vertice sul clima che per tutti loro, come ha detto Greta, è già fallito. Ma non ci sono solo gli ambientali­sti nella marcia: sfilano anche i sindacati che reclamano «Non può esserci giustizia climatica se non ci sarà giustizia sociale», ci sono i netturbini di Glasgow che scioperano per chiedere salari più alti, gli immigrati che con un grande cartellone invocano «lo stop alle deportazio­ni». I pacifisti che reclamano «la fine della guerra» e tanti veterani socialisti, uno dei piu anziani sfoggia il cartello con l’effige dell’ex candidato alla presidenza Usa Bernie Sanders e la sua celebre frase: «planet B is not an option». Poi arriva pure un gruppo di giovani pseudoblac­kblock con il viso però da bravi ragazzi e le bandiere rosse comuniste alzate bene in aria (sono gli unici blindati pesantemen­te dalla polizia). Intanto molti negozi abbassano le saracinesc­he. Non si sa mai. Solo una piccolissi­ma minoranza indossa la mascherina al corteo, e il distanziam­ento è un’utopia. Nei prossimi giorni i test antigenici Covid, qui diffusissi­mi e forniti gratuitame­nte dal servizio sanitario nazionale faranno il calcolo dei danni sanitari. Ieri, però, nessuno voleva pensare alla pandemia.

Mentre fuori la città risuonava con i tamburi e le voci dei manifestan­ti, sotto i tendoni (altrettant­o gelidi) dentro lo Scottish Event Center sono continuati i lavori della Cop26, in un silenzio rarefatto. Finito il glamour del vertice dei capi di Stato, ora è un susseguirs­i di incontri tecnici e negoziati a porte chiuse. Anche ieri il presidente Sharma è riuscito ad annunciare una nuova mini-intesa: 45 Paesi hanno promesso azioni e investimen­ti urgenti (complessiv­amente 4 miliardi di dollari) per proteggere la natura e passare a metodi di agricoltur­a più sostenibil­i. Altri 10 Paesi si sono impegnati a considerar­e area protetta almeno il 30% delle loro riserve marine. E da settimana prossima, si torna a trattare. Mancano sette giorni per dimostrare che non sarà un fallimento.

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Il lungo corteo di giovani tra le strade di Glasgow
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 ?? ?? In piazza Sopra attivisti Extinction Rebellion a Glasgow e sotto l’artista Arnd Drossel arrivato dalla Scozia in una sfera di metallo (Ap, Afp)
In piazza Sopra attivisti Extinction Rebellion a Glasgow e sotto l’artista Arnd Drossel arrivato dalla Scozia in una sfera di metallo (Ap, Afp)

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