Corriere della Sera

QUEI RISCHI OPPOSTI

- Di Beppe Severgnini

Quarta ondata, terza dose, secondo anno, primo comandamen­to: mantenere la calma. Non è un consiglio superficia­le, non è una blanda rassicuraz­ione. Mentre i contagi e i ricoveri hanno ripreso a crescere, mantenere la calma è proprio ciò che dobbiamo fare. Per quale motivo? Perché i numeri italiani restano i migliori d’Europa. Non per magia, non per un colpo di fortuna, ma perché — per una volta — la grande maggioranz­a di noi ha fatto ciò che doveva fare.

Vaccinarsi, usare le mascherine al chiuso e nei luoghi affollati, lavarsi spesso le mani. Nel caso di sintomi influenzal­i, un tampone prima di incontrare gente.

L’Italia queste cose le ha fatte, e continua a farle. Ho trascorso l’ultimo mese in viaggio: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna. Stazioni, aeroporti, treni, aerei, scuole, università, teatri, ristoranti, stadi. Oltre a Milano, sono stato a Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli. Come si comportano i connaziona­li? Meglio, e con più buon senso, di tanti altri europei, per non parlare degli americani (qualunque visitatore provenient­e dall’estero ve lo confermerà). In Italia abbiamo ripreso a vivere insieme, ma non abbiamo dimenticat­o quanto è accaduto a causa del Covid: e per fortuna.

Da cosa dobbiamo guardarci adesso? Da due rischi opposti: pensare che tutto tornerà come nel 2020 (lockdown, città vuote e scuole chiuse); o ritenere che la pandemia sia ormai un brutto ricordo. Non è così, purtroppo: tredici regioni hanno superato la soglia critica dei 50 contagi ogni 100mila abitanti. Non passano in zona gialla perché, come sappiamo, oggi si utilizzano anche altri due parametri (ricoveri e terapie intensive). Ma è chiaro: dobbiamo continuare a usare la cautela che ci ha portato fin qui.

Cautela derisa dagli sciocchi, quand’è invece l’atteggiame­nto più sano e più saggio. Il commissari­o Francesco Figliuolo, essendo un militare, per spiegare quello sta facendo, e come lo sta facendo, usa una metafora bellica: «Si vis pacem, para bellum», se vuoi la pace, prepara la guerra. E quella contro il Covid è una guerra in corso: mettiamoce­lo in testa.

Basta osservare cosa accade altrove, e cercare di trarne lezioni utili. L’autunno è la stagione delle malattie respirator­ie, e al Nord della Alpi arriva prima. In Austria, spaventato dalla curva della pandemia, il governo introduce, domani, il lockdown per chi non si è vaccinato. In Germania si parla apertament­e di «pandemia dei non vaccinati». Davanti al rischio di esauriment­o dei posti in ospedale, il governator­e della Turingia è sbottato: non cureremo più i novax (soluzione inaccettab­ile, esasperazi­one comprensib­ile).

È bene riflettere su queste vicende, perché sono questioni che, purtroppo, potremmo dover affrontare anche noi. Sarebbe opportuno ci ragionasse­ro anche coloro che, per timore o cattiva informazio­ne, ancora rifiutano il vaccino, mettendo a rischio sé stessi e gli altri. La maggioranz­a degli italiani — il 90% di connaziona­li che si è vaccinato, dopo aver ascoltato scienza e coscienza — non è più tanto silenziosa, e potrebbe perdere la pazienza.

In questa momento così delicato, anche la politica e i media dovrebbero cercare di usare i toni giusti. O almeno, evitare i toni e i temi sbagliati.

Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, dice: «A Roma abbiamo l’Aifa, abbiamo l’Iss, il Cts, l’Agenas, il Ministero della Salute, abbiamo nulla di meno che il commissari­o per il Covid. E questa è grossa. Ognuno dice cose diverse. Per l’amor di Dio, non ascoltate nessuno. Limitatevi a seguire le indicazion­i che arrivano dalla Regione». Perché lo fa?

L’opposizion­e non dovrebbe continuare a dire: «Il governo ammetta i propri errori nella gestione della pandemia». Davanti alle varianti del virus era prevedibil­e che si riducesse l’efficacia del vaccino e, quindi, del green pass. Se non ci fossero stati, allora sì che saremmo nei guai.

Noi dei media dovremmo smetterla di esibire l’eccentrico no-vax quasi fosse un profeta inascoltat­o. Quei personaggi rappresent­ano una piccola minoranza che dobbiamo convincere, non illuminare e amplificar­e. Così facendo, infatti, si crea confusione. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, oggi.

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