A Trieste botte, denunce e poche mascherine «Una colletta per le multe»
Ordinanza violata. E i manifestanti raccolgono fondi
Avrebbe dovuto essere un corteo decisamente anomalo: con mascherine, distanziamento e soprattutto steward scelti dagli organizzatori fra i manifestanti per controllare il rispetto delle regole, cioè per controllare se stessi. Pena la multa da 200 a 400 euro per chi ha richiesto il corteo e da 400 a 1000 per chi viola le disposizioni. Perché così ha disposto il vulcanico sindaco di Trieste Roberto Dipiazza: «Maledetti, non voglio più chiudere la città per i contagi».
Non è andata esattamente come sperava: di steward naturalmente neppure l’ombra, mascherine poche e figuriamoci il distanziamento. Gli organizzatori, che poi sono quelli del Coordinamento No green pass Trieste orfani di Stefano Puzzer, impegnato ieri con i portuali di La Spezia, hanno pensato piuttosto di affrontare la grana della multa promuovendo una raccolta fondi per pagarla. «Non è una provocazione», ha assicurato Marco Bertali, il neuropsichiatra gandhiano che fa parte del gruppetto promotore. Per il resto il serpentone dei manifestanti, circa 8 mila persone, si è snodato per le vie del centro cittadino in modo pacifico. C’erano antagonisti, portuali, giovani dei centri sociali, studenti, professionisti, famiglie. Dopo il rompete le righe, finale ad alta tensione in piazza dell’Unità, chiusa per l’occasione con transenne e blocchi di polizia in tenuta anti sommossa. Scene già viste in questi mesi: tentativi di sfondamento, cariche, manganellate e minacce di idranti e lacrimogeni, entrati ormai a far parte delle cronache settimanali. Alla fine, la polizia ha sgomberato la zona e fermato una decina di persone.
Il fatto è che a Trieste questa volta la protesta ha dovuto infatti fare i conti con la ferma presa di posizione delle autorità. Da una parte il prefetto Valerio Valenti che, temendo disordini, ha deciso di chiudere la piazza simbolo della lotta a qualsiasi sit-in. Valenti si è peraltro trasferito proprio in questi giorni a Firenze, pare con grande sollievo. Prima di andarsene aveva messo nero su bianco il blocco: «In via sperimentale fino al 31 dicembre piazza Unità viene esclusa da manifestazioni pubbliche, in considerazione della presenza di sedi istituzionali che sono obiettivi sensibili e per il valore architettonico e artistico dei palazzi». Una piazza dove lavora e scalpita anche il sindaco, preoccupato per l’economia cittadina che vede minacciata dalle eventuali chiusure per via del Covid: «Considerata la recrudescenza dei casi di positività soprattutto a Trieste e visto che il maggiore focolaio è riconducibile ai manifestanti — ha scritto nell’ultimo provvedimento — ordino a chi protesta, dove non sia possibile garantire il distanziamento, l’uso della mascherina e a chi organizza di prevedere del personale addetto ai controlli». I controllori avrebbero dovuto essere «facilmente identificabili con pettorina fluorescente di colore giallo o arancione e in numero di almeno
uno ogni cento manifestanti». Le reazione dei no pass è scontata: «Buffone!». In testa al corteo, un furgone con la sua foto accompagnata da un urlo: «Sindacooo, la mascherinaaa!». Perché, in effetti, lui usa poco la mascherina. «Dipiazza, non hai rispetto!». «Fascista! Vergogna! Non siamo salami da tagliare come facevi quando lavoravi al supermercato».
Cosa ne pensa sindaco di questi toni? «Dico che io difendo la mia città, i dati della pandemia sono preoccupanti, abbiamo gli ospedali pieni e c’è il rischio concreto di tornare zona gialla. Io mi sono già fatto la terza dose e invito tutti a vaccinarsi». Un invito che questa piazza respinge a improperi. «Terrorista!».
Ce l’hanno con lui ma ce l’hanno anche con Valenti, con Fedriga, con il ministro Speranza e soprattutto con il capo del governo. «Il green pass è la tessera del partito di Draghi. Carogna!... Draghi assassino!... Draghi vai via, sei tu l’epidemia». In assenza del leader Puzzer a scaldare questo popolo variegato ci ha pensato il barbuto Tito De Toni, storico antagonista di Trieste: «Io dico vergogna per aver blindato piazza Unità da sembrare la Palestina. Non vogliamo ricatti per andare a lavorare… Vogliamo salute e libertà… Non siamo la Cina».
Chiuso il corteo, Genni che
L’ex leader dei portuali, impegnato a La Spezia, ieri non era presente alle iniziative in piazza
ci ha messo la firma come organizzatrice, pensa alla multa che arriverà. «Gli steward… ma non si poteva, non è accettabile». Ma cosa farà ora il sindaco o chi per lui? Sanzionerà davvero la piazza contraria la certificato verde? «Adesso vediamo dai, lunedì incontro il nuovo prefetto e ne parliamo».