Corriere della Sera

Nuovi farmaci e dosi a tutti Cosa ci aspetta con la pandemia

Dall’efficacia del green pass alla protezione dei bimbi, confronto tra esperti al «Tempo della Salute»

- di Laura Cuppini e Alessandro Fulloni

Ache punto siamo della pandemia? Cosa possiamo aspettarci nei prossimi mesi? Se ne è parlato al «Tempo della Salute» in un incontro con Sergio Abrignani, membro del Cts e professore di Patologia generale all’Università degli Studi di Milano; Massimo Galli, da poco in pensione dopo essere stato ordinario di Malattie infettive nello stesso ateneo; Sergio Harari, docente di Medicina interna e direttore di Pneumologi­a all’Ospedale San Giuseppe MultiMedic­a di Milano; Nicola Montano, docente di Medicina interna e direttore di Medicina generale al Policlinic­o milanese, e Pierpaolo Sileri, sottosegre­tario alla Salute. Ha moderato Luigi Ripamonti, responsabi­le editoriale di Corriere Salute. Domande anche a Roberto Burioni, ordinario di Microbiolo­gia e virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele, pure lui ieri, in un altro convegno, presente all’evento. Come immaginate i prossimi mesi? Abrignani: «Questo inverno sarà migliore di quello scorso perché abbiamo tanti vaccinati (oltre l’80% della popolazion­e over 12, ndr). Altri Paesi europei hanno numeri peggiori. Anche se dovessero aumentare i contagi, in Italia avremo un aumento limitato di decessi e ricoveri in terapia intensiva».

Galli: «Oltre al successo della campagna vaccinale, abbiamo il green pass. La Gran Bretagna era molto avanti rispetto a noi sulle vaccinazio­ni, poi ha segnato il passo, ha buttato le mascherine e ora deve affrontare una situazione molto seria. In Italia dobbiamo interrogar­ci su coloro che si sono vaccinati tra i primi, dato che come sappiamo la durata della copertura è limitata per le reinfezion­i, mentre resiste di più nel proteggere dall’infezione grave».

Harari: «L’Italia va assai meglio di altri Paesi. C’è una buona aderenza alla campagna vaccinale, il distanziam­ento è rispettato dalla maggioranz­a. Avremo un Natale meno drammatico dell’anno scorso, ma molto dipende da quanto andremo avanti con le vaccinazio­ni. Noi medici abbiamo un ruolo importante nel convincere i timorosi e dubbiosi. Le Regioni con più casi sono quelle con un più basso tasso di vaccinazio­ni, come il Trentino».

Montano: «La Romania, con il 25% di copertura vaccinale, vive la sua peggiore ondata. Il Belgio (al 60-65% di copertura) sta valutando le limitazion­i».

Sileri: «Gradualità e green pass ci hanno salvato. Quella del certificat­o verde è stata un’intuizione: se non sei vaccinato devi fare un test e ciò permette di individuar­e parte del sommerso. I contagi potranno aumentare, ma mortalità e ricoveri resteranno bassi grazie alle vaccinazio­ni».

Burioni: «Saremmo in una situazione drammatica senza i vaccini, perché siamo alle porte della stagione durante la quale i virus respirator­i si trasmetton­o di più. Ricordiamo inoltre che rimangono oltre sette milioni di persone non vaccinate, per le quali esiste un pericolo di ammalarsi in modo grave».

Il provvedime­nto deciso in Austria (lockdown per i non vaccinati) potrebbe essere adottato anche da noi?

Sileri: «Il governo non ha in programma un’opzione di questo genere, proprio grazie al fatto che abbiamo il green pass».

Chi riceverà la terza dose? Abrignani: «La schedula di tre dosi è una regola nei vaccini: le prime due danno una risposta immunitari­a rapida e dopo 6-12 mesi la terza stabilisce una memoria di lungo periodo. Ragionando da immunologo, credo che la terza dose sarà estesa a tutti».

Burioni: «Stiamo facendo la cosa giusta: somministr­are le terze dosi a chi certamente ne ha bisogno, come gli ultrasessa­ntenni e le persone fragili. Per le altre fasce di età servirà osservare cosa succede, ma dobbiamo essere pronti. Voglio ricordare che i guariti da Covid19 devono ricevere una dose di vaccino: è molto importante per essere davvero protetti».

È consigliab­ile vaccinare i bambini sotto i 12 anni?

Galli: «Sì, se non blocchiamo la circolazio­ne del virus anche tra i più giovani non ne usciamo più. Poi come medici dobbiamo anche considerar­e il rapporto rischi-benefici dei singoli pazienti, è in questo senso che bambini e adolescent­i vanno protetti dalla malattia. Sappiamo che il Long Covid non riguarda solo adulti e anziani, ma si presenta in modo subdolo anche tra i giovani».

Quali sono i disturbi a lungo termine in chi ha avuto l’infezione?

Harari: «Sappiamo dai dati della letteratur­a scientific­a che la percentual­e di pazienti con problemi a distanza di tempo è rilevante. Anche chi ha avuto il Covid in forma lieve spesso deve poi assumere farmaci che prima non prendeva. Inoltre non abbiamo idea di cosa succederà agli ex pazienti a distanza di anni».

È sicuro ricevere insieme i vaccini antinfluen­zale e anti-Covid?

Abrignani: «Sì, pensiamo ai bambini piccolissi­mi che ricevono l’esavalente. L’importante è non mescolare vaccini a base di virus attenuati (per esempio nel caso del morbillo) con altri tipi di vaccini. Quelli contro il Covid sono costruiti su un singolo antigene, la proteina Spike, ma il nostro sistema immunitari­o è abituato a vedere diversi antigeni contempora­neamente».

Per le terze dosi si useranno solo i vaccini a mRna? E ancora: stato di emergenza e green pass saranno ulteriorme­nte prolungati?

Sileri: «Sì, per le terze dosi si useranno solo vaccini a mRna. Dobbiamo mettere in sicurezza il Paese, le scuole, monitorare le varianti. Poi toglieremo il distanziam­ento, le mascherina e infine il green pass. Questa gradualità non la decidiamo noi, ma il virus. Quarta, quinta e sesta ondata magari arriverann­o, ma saranno lievi. Ci saranno purtroppo altri morti, ma gli ospedali potranno tornare alla loro attività normale».

Oltre ai vaccini, stanno arrivando i primi farmaci antivirali per Sars-CoV-2. Abbiamo gli strumenti per tornare alla normalità?

Abrignani: «Se dovesse comparire una variante più diffusiva della Delta ce ne accorgerem­o in fretta e saranno prodotti vaccini basati sul nuovo ceppo (a mRna o proteine ricombinan­ti). Così riusciremo a controllar­e il virus».

Galli: «Il farmaco antivirale per via orale può salvare persone a rischio di progressio­ne grave della malattia, ma gli studi sono ancora in corso. Le terapie che abbiamo oggi (cortisone, Remdesivir, anticorpi monoclonal­i già usati contro malattie autoimmuni) non sono pienamente soddisface­nti, soprattutt­o nelle fasi avanzate della malattia».

Sileri: «Ricordiamo comunque che il primo baluardo contro il virus è la vaccinazio­ne, il farmaco serve se nonostante il vaccino ci si ammala gravemente di Covid».

Burioni: «Io sono ottimista: per i vaccinati questa infezione sta diventando qualcosa di non preoccupan­te. Se poi dovessero arrivare farmaci efficaci le cose si metterebbe­ro davvero bene».

Cosa abbiamo imparato dalla pandemia? Montano: «Che il sistema ospedale-centrico non è sufficient­e. Servono un coordiname­nto, regole generali per tutti».

Harari: «I nostri ospedali hanno dimostrato una flessibili­tà impensabil­e. Abbiamo cambiato reparti e organizzaz­ione in 12 ore, imparando a lavorare meglio con competenze diverse».

Sileri: «Ospedale e territorio devono lavorare in modo integrato. Il problema è proprio il personale, spostato dove serviva. Abbiamo aumentato le borse di specializz­azione e il fondo per la Sanità aumenterà nei prossimi anni».

Abrignani: «L’unica cosa buona lasciata dalla pandemia è che abbiamo capito l’importanza della ricerca biomedica. Siamo sempre stati un Paese antiscient­ifico ma ora c’è fermento ed è chiaro a tutti che investire nella ricerca è sempre vantaggios­o».

 ?? (foto Monk Media) ?? Sul palco Da sinistra: Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientific­o e professore di Patologia generale all’Università degli Studi di Milano; Massimo Galli, da poco in pensione dopo essere stato ordinario di Malattie infettive nello stesso ateneo; Sergio Harari, direttore dell’Unità di Pneumologi­a al San Giuseppe MultiMedic­a; Nicola Montano, direttore dell’Unità di Medicina generale al Policlinic­o di Milano, e Pierpaolo Sileri, sottosegre­tario alla Salute
(foto Monk Media) Sul palco Da sinistra: Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientific­o e professore di Patologia generale all’Università degli Studi di Milano; Massimo Galli, da poco in pensione dopo essere stato ordinario di Malattie infettive nello stesso ateneo; Sergio Harari, direttore dell’Unità di Pneumologi­a al San Giuseppe MultiMedic­a; Nicola Montano, direttore dell’Unità di Medicina generale al Policlinic­o di Milano, e Pierpaolo Sileri, sottosegre­tario alla Salute

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