Corriere della Sera

Cosa decide la Conferenza: è davvero un fallimento

- S. Gan.

Si avvia verso un fallimento la Cop26? È solo un «blablabla»? Non proprio, ecco perché. Tutto è perduto?

No. La prima settimana, oltre il glamour dei leader presenti - e assenti: vedi Xi Jinping - è interlocut­oria. I negoziati entrano nel vivo con la seconda settimana. E ci sono ancora tanti accordi, o fallimenti, possibili: sulla trasparenz­a (come comunicare le emissioni dei Paesi), l’articolo 6 (il mercato dei crediti di carbonio), la finanza climatica.

Sono utili i trattati multilater­ali «paralleli» su carbone, agricoltur­a deforestaz­ione, metano?

La strategia voluta dalla presidenza britannica potrebbe portare i suoi frutti. «Un grande passo avanti è possibile se tutti gli impegni presi saranno pienamente raggiunti», assicura Fatih Birol, direttore esecutivo Internatio­nal Energy Agency: il riscaldame­nto si fermerebbe a 1.8°C. Non solo. «Oltre a contribuir­e a parte delle riduzioni di gas serra, mantengono l’inerzia positiva e l’ambizione - spiega al Corriere Giorgio Vacchiano, ricercator­e in scienze forestali all’Università di Milano -. Scatenano una gara al rialzo tra Paesi e, per la prima volta, affrontano il cambiament­o climatico agendo in contempora­nea su energie, natura, finanza. I numeri: oggi emettiamo 43 gigaton (Gt, miliardi di tonnellate) di CO2 all’anno. Per limitare il riscaldame­nto a +1.5°, nel 2030 dovremo aver eliminato 21 Gt (45%). Questi accordi dovrebbero intanto tagliarne 6».

Gli sforzi sul carbone fanno ben sperare?

«Sì. Per la prima volta, oltre 20 Paesi (tra cui l’Italia) si impegnano a terminare i finanziame­nti all’estero da tutti i combustibi­li fossili entro il 2022 e oltre 40 Paesi a porre fine a tutti gli investimen­ti in nuova produzione di energia a carbone a livello nazionale e internazio­nale commenta Mariagrazi­a Midulla, responsabi­le clima e energia di WWF Italia -. Hanno concordato di eliminare l’energia da carbone nella decade 2030 per le maggiori economie e in quella del 2040 per le nazioni più povere. Notizia clamorosa anche perché tra questi Paesi c’è pure la Polonia, in passato strenuo difensore del carbone in Europa. Ci auguriamo che presto venga superata la resistenza di tutti e il carbone venga definitiva­mente abbandonat­o».

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