I viaggi accanto ai malati e i giochi con il nipotino Addio a Gaia, ragazza felice
Mantova, è morta in un incidente trasportando due pazienti
«L’ho vista l’ultima volta venerdì mattina, mi sembra che sia qui, adesso. Era appoggiata alla ringhiera, le ho dato due baci e ci siamo salutati». La voce di Christopher è di vetro, si frantuma in mille pezzi mentre racconta di sua sorella Gaia, la piccola di casa.
Aveva 27 anni, Gaia Volpes. E venerdì pomeriggio la cattiva sorte le ha teso un agguato su una strada di Bagnolo San Vito, in provincia di Mantova. Un furgone Doblò guidato da una sua collega, una sbandata, un fosso, e lo schianto senza rimedio.
È morta sul colpo. All’improvviso quella ragazza dai lunghi capelli scuri e dalle maniere gentili è diventata un ricordo, con Christopher che la guardava disperato mentre i soccorritori scuotevano la testa. «Mi ha chiamato l’autista molto agitata, ho preso la prima ambulanza che ho trovato e mi sono precipitato lì...», ricorda lui.
«La prima ambulanza che ho trovato» vuol dire uno dei 20 mezzi a disposizione di «Amica Emergenza», la società mantovana che lui dirige e che si occupa di servizio di soccorso e di trasporti sanitari semplici. Anche Gaia lavorava per Amica Emergenza, assunta per il trasporto sanitario semplice di pazienti come i due che stava trasportando quando il furgone è finito fuori strada.
In questi mesi molte persone, soprattutto anziane, l’hanno conosciuta mentre lei le accompagnava a casa dopo un ricovero in ospedale (o viceversa), altre hanno fatto scorta dei suoi occhi e dei suoi modi dolci mentre le portava avanti e indietro per visite, dialisi, esami di laboratorio...
Quando si è diffusa la notizia della sua morte «qui ha chiamato il mondo», per dirla con suo fratello. Tutti a ricordare un episodio, un gesto garbato, la sua allegria e quell’empatia tipica di chi trasforma il lavoro in missione; giornate spese in un continuo dare e aiutare chiunque le chiedesse una mano. Gaia era così, una specie di soccorritrice perenne, di un’umanità disarmante.
Aveva da sei anni «l’amore più grande di sempre», come lo descriveva lei: il suo nipotino adorato, figlio di Christopher. Non era contemplato un giorno senza vederlo o senza giocare un po’, e se non era di persona era per videochiamata, con cuoricini a profusione allegati alle fotografie postate sui social e regalini a sorpresa.
Non era mai arrivato, per lei, il momento di pensare a figli suoi. «Io la prendevo un po’ in giro», la ricorda Christopher, «le dicevo: sei bellissima, fidanzati. Ma lei rispondeva sempre: devo trovare quello giusto. Aveva avuto delle storie ma finiva sempre che la mollavano perché era selettiva. Non aveva mai ragionato di pancia: era riflessiva, costruttiva, rincorreva la logica. Prima di parlare cercava sempre le parole più giuste. Sapeva quel che voleva chiedere alla vita».
Gaia, nata e vissuta in provincia di Verona, aveva studiato da estetista perché credeva che un giorno si sarebbe guadagnata da vivere come parrucchiera. Ma alla fine si era accorta che non era quella la sua strada, così otto mesi fa si era trasferita a Bagnolo San Vito, prima da suo fratello e ultimamente in un piccolo appartamento vicino alla sede di Amica Emergenza.
Stava bene, in quella nuova dimensione. Era felice. Con il suo nipotino e il suo yorkshire, non chiedeva nulla di più.
Ecco. Gli animali, un altro dei suoi grandi amori, coltivato da sempre. Era una di quelle bambine pronte a portare a casa qualsiasi esserino in difficoltà incrociato per strada, e da adulta è diventata attivista — diciamo così — delle campagne antiabbandono, delle quali rilanciava ogni appello sui suoi profili social.
Martedì pomeriggio i funerali. Chi le ha voluto bene le potrà stare accanto un’ultima volta nel Duomo di Mantova. È previsto l’arrivo di tanta gente. Sarà un omaggio al bene ricevuto da quella ragazza che aiutava il mondo.