Corriere della Sera

Il primo vincitore «Ora c’è più business»

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«Per un podista correre la maratona di New York è come cantare alla Scala per un tenore: cambia la carriera. Te la cambia quando vinci, com’è successo a me nel 1996, ma anche se riesci sempliceme­nte a tagliare il traguardo nel tempo massimo». Il 3 novembre di 25 anni fa Giacomo Leone, poliziotto pugliese, debuttante a livello internazio­nale, vinse a sorpresa la maratona della Grande Mela. «Tempi alla mano — spiega Leone, oggi 50enne — sono stato il più veloce azzurro di sempre sui 42 chilometri. Ma senza New York sarei rimasto un atleta qualunque. Lo stesso discorso vale per gli amatori, che accompagno a correre la Nycm da tanti anni come guida sportiva: il percorso è meno bello di quello di Londra e meno veloce di Berlino, ma è solo a New York che si laureano maratoneti». Leone ammette pregi e difetti della prova: «Il nuovo management è orientato al business: paghi quasi 500 dollari d’iscrizione e ti danno soltanto una medaglia e una maglietta. Ma quando ti immergi in una città dove chi corre, a qualunque velocità, viene tifato da un milione di persone sul percorso, che non si stancano mai di urlare, e onorato da chiunque ti incroci dopo la gara, mentre cammini sfinito, capisci che la sfida vale il prezzo del biglietto».

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