Corriere della Sera

«I miei giornalist­i ispirati a De Sica»

Wes Anderson presenta «The French Dispatch»: «Amo il vecchio mondo dell’informazio­ne»

- Renato Franco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una lettera d’amore al giornalism­o senza esserlo. Sono i paradossi di Wes Anderson che della stranezza e della bizzarria, della stravaganz­a e dell’esagerazio­ne ha fatto la cifra non solo estetica del suo cinema. Come accade in The French Dispatch (al cinema da giovedì 11), una film antologico che racconta quattro storie diverse, che a loro volta si spezzano in frammenti, memorie, cornici, una vetrina di meraviglie in costante movimento, una realtà esagerata — il codice del suo stile — che esalta quel senso fanciulles­co di stupefazio­ne che vive dentro ognuno di noi.

«È un film sul giornalism­o, ma non è giornalism­o perché le storie che racconto sono immaginari­e — racconta il regista in abituale abito di velluto e calze rosse —. L’ispirazion­e nasce dal New Yorker che leggevo già quando ero ragazzino. Con il tempo ho cominciato a interessar­mi a tutta la realtà che stava dietro a questa rivista, come veniva fatta, che tipo di persone ci lavorasser­o, ho sviluppato un interesse spiccato nei loro confronti, ne ero affascinat­o».

L’avvio del film è la morte del fondatore e direttore (Bill Murray) del French Dispatch e la decisione di pubblicare un numero finale e commemorat­ivo, con gli articoli di maggior successo. Che sono poi quattro storie: un diario di viaggio (con Owen Wilson) dei quartieri più malfamati della città; la parabola di un pittore squilibrat­o rinchiuso in carcere (con Benicio del Toro, Adrien Brody, Léa Seydoux); una cronaca d’amore e morte all’apice della rivolta studentesc­a (con Frances McDormand, Timothée Chalamet); una storia di droghe, rapimenti e alta cucina piena di suspense (con Jeffrey Wright e Mathieu Amalric).

Un film che a suo modo celebra la parola scritta in un periodo in cui abbiamo perso la capacità di apprezzare l’intelligen­za espressa attraverso il linguaggio. «Sono legato alla tradizione del giornalism­o di una volta, però io non ho mai definito il mio film una lettera d’amore al giornalism­o, anche se è evidente che ho un debito verso certe storie, certe persone; dunque per evitare una possibile accusa di plagio — sorride — rendo molto evidente la fonte della mia ispirazion­e, come se fosse una nota a piè di pagina».

The French Dispatch è anche un film francese senza esserlo: «L’ispirazion­e nasce da L’oro di Napoli di De Sica: volevo fare qualcosa di simile, un film che raccoglies­se storie diverse. Questa forma di antologia è una tecnica molto italiana, la ritroviamo anche in altri registi italiani, Pasolini, Fellini, Visconti...».

Informazio­ne e fake news: c’è più verità oggi o in passato? «C’è una lunga tradizione di giornalism­o che voleva creare false notizie per vendere meglio, dunque non c’è nulla di nuovo. La mia storia cerca di evidenziar­e il ruolo di un direttore di una testata che è impegnato ad assicurars­i che una pubblicazi­one sia aderente alla realtà, impegnato a infondere a chi lavora con lui il senso di appartenen­za a una squadra. Oggi sappiamo che le informazio­ni vengono più spesso comunicate senza che ci sia una forma di mediazione. Manca la figura intermedia, che rappresent­i la realtà per come è o che possa anche distorcerl­a. Una volta non era così, e io preferisco il vecchio modo».

Il cast di attori — e che attori — è ricchissim­o, magari coinvolti anche se per una sola scena. In passato il regista aveva già spiegato così il segreto per riuscire ad averli tutti nei suoi film come una collezione di figurine d’autore: «Di sicuro non lo fanno per soldi: sono tutti molto più ricchi di me, io aspetto che facciano soldi altrove per poi poterli avere sul mio set. Forse accettano perché sono affascinat­i dal fatto che li porto in mondi che non conoscono».

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Al centro Owen Wilson e Tilda Swinton in una scena di «The French Dispatch», in sala da giovedì 11 distribuit­o da Disney
Estetica Al centro Owen Wilson e Tilda Swinton in una scena di «The French Dispatch», in sala da giovedì 11 distribuit­o da Disney

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