Corriere della Sera

«Ora sui bambini mi aspetto resistenze Ma è importante che almeno la metà faccia il vaccino»

Il sottosegre­tario alla Salute: sono fiducioso sul Natale Prevedo che aumentino i contagiati ma non i ricoveri

- Di Adriana Logroscino

ROMA «È inevitabil­e, purtroppo, prevedere altre vittime e altri ricoverati tra i non vaccinati. Ma gli ospedali non dovrebbero andare in affanno. Sono fiducioso: possiamo confidare in un Natale sereno. Grazie ai tanti che si immunizzan­o e grazie al green pass. Resterà obbligator­io per molti mesi». Il sottosegre­tario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha le idee chiare. La direzione imboccata dall’Italia, quella della prudenza, dà alcune garanzie per il prossimo futuro. Unica condizione, che si rispetti il patto tra istituzion­i e cittadini: cioè che sia collettiva anche l’adesione alla chiamata per la terza dose e per la vaccinazio­ne dei bambini tra i 5 e gli 11 anni.

Sottosegre­tario, la nuova ondata: dobbiamo aspettarci il ritorno alle restrizion­i?

«In realtà non abbiamo ancora riacquista­to il cento per cento della nostra libertà: è in vigore l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso, il distanziam­ento, e per andare in palestra, solo per fare un esempio, sono in vigore rigidi protocolli. E sono in vigore perché l’emergenza non è ancora archiviata».

Conferma la proroga, oltre la scadenza del 31 dicembre, per green pass e stato di emergenza?

«L’obbligo di green pass è, insieme all’ottima risposta degli italiani alla campagna vaccinale, quello che ci ha protetto da situazioni di contagio fuori controllo. In Francia, dove non c’è un obbligo di green pass così stringente, il tasso di ospedalizz­azione è ben più severo. La nostra strategia spinge la vaccinazio­ne e, attraverso i tamponi di chi non si vaccina, permette di far emergere i contagi che altrimenti non conoscerem­mo».

Sono le ragioni alla base di una proroga di validità del green pass obbligator­io?

«Sicurament­e non è pensabile che quell’obbligo cada mentre sono in vigore le altre limitazion­i che ho elencato. Diciamo che sarà l’ultimo obbligo a venire meno. E ci vorranno molti mesi. Così come, consideran­do la nuova ondata, è improbabil­e si possa fare a meno dello stato di emergenza».

Intanto che Natale dobbiamo aspettarci?

«Sereno. Mi aspetto possano aumentare i numeri del contagio, ma non quelli dei ricoverati. In ospedale finiranno i non vaccinati. Certo, a meno di varianti a noi ancora non note e dagli esiti imprevedib­ili. E a patto che i cittadini si facciano somministr­are la terza dose».

Dovranno farla tutti?

«Sì. Non è imminente ma ritengo sarà indispensa­bile. La platea si allargherà tra dicembre e gennaio, cioè alla scadenza dei sei mesi dall’avvio della campagna di vaccinazio­ne di massa».

Nonostante l’esperienza di questi mesi sulla capacità del vaccino di contenere gli effetti più gravi dell’infezione, questo ulteriore richiamo, non atteso, provoca riluttanza.

«L’immunità data dai vaccini va rafforzata. L’ulteriore richiamo non è strano, anzi è comune a tutti i vaccini. L’estensione a tutta la popolazion­e sarà progressiv­a e basata su valutazion­i scientific­he: non c’è ragione di diffidare».

È imminente il via libera per la fascia tra i 5 e gli 11 anni. I genitori sottoporra­nno i figli al vaccino?

«Mi aspetto una resistenza. Anche tra i 12 e i 15 anni, del resto, la percentual­e di vaccinati è più bassa. Ma, da medico, mi auguro che almeno la metà dei 3,2 milioni di italiani tra i 5 e gli 11 anni, si vaccini. Prima ancora che per bloccare la circolazio­ne del virus, nell’interesse dei bambini. Gli effetti della malattia, nel lungo periodo, sono subdoli e non risparmian­o i giovani. Il Covid è meglio non prendersel­o, a nessuna età».

L'obbligo

Il green pass insieme ai vaccini ci ha protetto Sarà l’ultimo obbligo a venire meno

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