Difesa Ue, nella bozza spine per Roma
Mercoledì sarà presentata la bussola strategica: sì alla forza rapida e alla intelligence comune Sparisce ogni riferimento a Londra come partner (cruciale per noi)
BRUXELLES Dopo un lungo confronto, la Commissione Ue presenterà mercoledì la bussola strategica (strategic compass) che definisce la rotta che intende seguire l’Unione nell’ambito della difesa e della sicurezza. I modi del ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan e il caso Aukus, l’accordo per la sicurezza nell’indopacifico tra Usa, Australia e Regno Unito, hanno reso evidente la necessità per l’Unione di procedere verso la creazione di una difesa comune, non in alternativa alla Nato ma complementare.
Il documento sarà finalizzato nel collegio dei commissari di mercoledì e presentato da Josep Borrell, Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza. Già a fine agosto Borrell aveva anticipato uno degli elementi chiave della proposta: la creazione di una forza militare di primo intervento. Secondo l’ultima bozza il nome scelto, accogliendo le obiezioni di Spagna, è Eu deployment capacity (capacità di dispiegamento rapido): un’unità costituita da 5 mila uomini che potranno essere mobilitati in modo flessibile e interoperabile, con quartier generale a Bruxelles. L’unità si eserciterà regolarmente per evitare quanto accaduto in passato con gli Eu Battlegroups, di fatto mai utilizzati. Il testo spiega che in un mondo multipolare, dove le tensioni tra i poli sono molto forti e il multilateralismo appare indebolito e contestato, se l’Ue vuole avere un ruolo stabilizzatore deve dotarsi di una forza militare che abbia una propria autonomia.
Il documento di 25 pagine è meno tecnico rispetto a quello discusso finora e si sviluppa attorno a 4 pilastri: azione, sicurezza, investimenti, partnership. Il cuore dell’azione è l’Eu deployment capacity. Ma per il futuro sarà fondamentale aumentare il livello di anticipazione dei rischi e mettere in sicurezza l’accesso alle aree strategiche come lo spazio e il mare. Già la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione aveva anticipato la necessità per l’Ue di dotarsi di un sistema di intelligence comune. Una delle preoccupazioni è rappresentata dagli attacchi informatici in ambito civile e militare. L’idea è di creare un hybrid toolbox, che metta insieme tutti gli strumenti per fronteggiare i cyber attacchi. Tra gli obiettivi c’è anche il rafforzamento della presenza marittima coordinata in un ottica più europea. Nella bozza si parla di indopacifico, area su cui ha insistito la Francia. Per l’Italia iniziare da quella zona appare un po’ riduttivo, sarebbe preferibile cominciare dal Mediterraneo allargato. Questa parte sarà approfondita dal dibattito politico. Sulle partnership bilaterali compaiono Usa e Canada ma è scomparsa la Gran Bretagna, con la quale il nostro Paese ha progetti di difesa comuni, tra cui la costruzione di caccia. La proposta sarà discussa dai ministri di Esteri e Difesa a fine novembre per poi tornare al Comitato politico di sicurezza e a febbraio al consiglio Difesa informale di Brest. L’adozione è attesa nel consiglio di marzo.