Corriere della Sera

Il piano di Figliuolo per spingere le Regioni «A dicembre servono 400 mila dosi al giorno»

Dal Friuli-Venezia Giulia alla Sicilia, ecco i territori più in ritardo Il commissari­o detta gli obiettivi da raggiunger­e ogni settimana

- di Cristina Marrone e Fabio Savelli

Nuovi obiettivi. Più vincolanti e stringenti. Perché alcune regioni faticano a ripristina­re la rete vaccinale estiva dopo averla parzialmen­te smontata. È soprattutt­o un invito, registrano fonti, a richiamare il personale sanitario nei punti di somministr­azione per dare un’accelerazi­one a questa nuova fase della campagna vaccinale tra dosi booster e prime punture per gli ultimi recalcitra­nti al vaccino. Ci sono alcune regioni che viaggiano a scartament­o ridotto. Per questo la struttura commissari­ale, guidata dal generale Francesco Figliuolo, ritiene utile vincolarle a target più ambiziosi. Nelle prossime due settimane — tra l’1 e il 12 dicembre — il commissari­o vuole viaggiare ad una velocità di circa 400 mila inoculazio­ni al giorno in una forchetta che, a seconda dei giorni feriali o meno, dovrà oscillare tra le 350 mila e le 450 mila. Si tratta di valori in linea con lo scorso mese di aprile poi superati a maggio. Al momento siamo lontani. Il giorno di picco delle dosi booster è stato venerdì 26 novembre con 347.424 punture. Ancora poco, vista la necessità di coprire oltre 16 milioni di over 60 e assicurare il più possibile alla campagna molti dei 7 milioni di non vaccinati, incentivat­i ora dai vincoli alle attività sociali imposti dal 6 dicembre dal super green pass.

Le più in ritardo sono Sicilia, Calabria e Friuli-Venezia Giulia, che hanno coperto appena un terzo di tutti i destinatar­i. Vanno molto meglio il Molise (75%), il Piemonte (63,2%), l’Umbria (60,6%), la Toscana (60,1%) e il Lazio (58,5%). In valori assoluti la Lombardia è avanti a tutti: ha già inoculato 954 mila richiami. Il completame­nto del ciclo vaccinale è diventato urgente anche per uno scenario epidemiolo­gico più complesso e un’efficacia che comincia a declinare in tutte le fasce d’età. I vaccini non mancano anche in virtù del fatto che i richiami hanno un dosaggio ridotto: un terzo quella di Pfizer, la metà quella di Moderna. Ci sono 6 milioni nei frigorifer­i di hub e ospedali, 2 milioni di riserva centrale, altre 8 milioni in arrivo entro fine anno. Un numero sufficient­e anche per avviare le inoculazio­ni di chi tra i 40 e i 59 anni si sta prenotando. Patrizia Popoli, presidente della Commission­e tecnico-scientific­a dell’Aifa ha chiarito ieri che «si arriverà progressiv­amente a proporre la terza dose a tutti coloro che abbiano completato il ciclo vaccinale da 5 mesi. I bambini sopra i 12 anni verosimilm­ente subito dopo le altre fasce d’età».

Nel mentre le case farmaceuti­che sono al lavoro per aggiornare i vaccini contro Omicron, se dovesse emergere che la variante sfugga alla protezione offerta dai farmaci in uso. Pfizer-BioNTech e Moderna sono avvantaggi­ate perché producono vaccini a mRna, una tecnologia che consente una rapida modifica. Paul Burton, capo dei ricercator­i di Moderna ha dichiarato che l’azienda sarà in grado di produrre il nuovo vaccino su larga scala entro l’inizio del 2022: «È un virus dall’aspetto pericoloso ma abbiamo molti strumenti nel nostro armamentar­io per combatterl­o». Anche PfizerBioN­Tech stanno già lavorando a un vaccino ah hoc capace di intercetta­re le varianti, Omicron compresa. Le due società hanno dichiarato di poter «adattare» l’attuale farmaco entro sei settimane e spedire i lotti iniziali entro 100 giorni. Proprio la distribuzi­one sarà un nodo importante da sciogliere per non rallentare la campagna vaccinale mondiale. Sono in realtà mesi che le case farmaceuti­che sono impegnate in prove generali. Pfizer-BioNTech hanno portato avanti ricerche esercitand­osi su varianti di SarsCoV-2 come Beta e Delta; hanno testato con studi clinici vaccini aggiornati e messo a punto flussi di lavoro per essere

pronte a muoversi velocement­e se e quando dovesse emergere una nuova variante «immune escape». Le due società ad agosto hanno iniziato la sperimenta­zione di un vaccino multivalen­te contro Alfa e Delta. I test non sono stati svolti perché si riteneva fossero necessari nuovi vaccini per contrastar­e quei ceppi, ma per testare tutti i passaggi necessari ed essere pronti in caso di necessità. La stessa cosa ha fatto Moderna che ha lavorato su Beta e Delta e su un richiamo con dose rafforzata con lo scopo di rodare il percorso. Per determinar­e l’efficacia dei prodotti, in alternativ­a agli studi randomizza­ti, le case farmaceuti­che stanno lavorando a ricerche sull’immunogeni­cità che misura le risposte immunitari­e innescate dai vaccini contro le varianti (aumento dei livelli di anticorpi o cellule B) a confronto con i vaccini di prima generazion­e. E in questo caso i tempi si accorciano ancora di più.

I test dei produttori

Aziende farmaceuti­che al lavoro per aggiornare i vaccini nel caso in cui la nuova variante li buchi

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