«Perché vaccinare i nostri bambini? Per garantire scuola, sport e svago»
L’appello di Villani a immunizzare i più piccoli: la qualità della vita è fondamentale per la loro salute
Vaccinarli «significa mettere al di sopra di tutto il loro benessere». Che non equivale soltanto all’assenza di malattie ma anche qualità delle loro giornate. «Mettiamo in condizione i piccoli di fare una vita da... piccoli. Quindi gioco, scuola, sport, distrazioni».
Alberto Villani, direttore del Dipartimento emergenza, accettazione e pediatria generale del Bambino Gesù di Roma, raccoglie in una frase le motivazioni che dovrebbero («e lo spero») convincere un genitore sull’importanza dell’anti Covid nell’età 5-11 anni.
Siamo a poche ore dal via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alle dosi prodotte da Pfizer che saranno già disponibili — a detta del coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, Franco Locatelli — dal 23 dicembre. In previsione della scadenza Villani rivolge un appello.
Da dove cominciamo?
«Dal concetto di benessere. Non possiamo pensare di prendere come parametro i due estremi, la morte e la vita. Per i bimbi è fondamentale la qualità della vita, che è un bene supremo, necessario per crescere in salute. Se non lo possiedono rischiano di perdere serenità in una fase cruciale del loro diventare grandi».
Lei ha denunciato più volte l’aumento di problematiche di tipo psichiatrico e psicologico in questa fascia d’età, legate proprio alle regole restrittive imposte dal Covid.
«Anche al Bambino Gesù abbiamo osservato un aumento di patologie molto serie. Tentato suicidio, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare. La causa in parte è da attribuire alla reclusione in casa vissuta durante il lockdown e alle incertezze del dopo clausura. Mi riferisco all’impossibilità di frequentare la scuola, di ritrovarsi con i compagni, di fare una partita a pallone con gli amici. Per i figli unici l’isolamento è stato molto stressante».
La vaccinazione contro il Covid andrebbe considerata dunque uno strumento di salute sociale?
«Un bambino in salute è un bene sociale. La vaccinazione ha un ruolo determinante. C’è una fortissima indicazione da parte dei pediatri italiani, espressa con un documento appena pubblicato».
Le famiglie si domandano: i casi gravi di Covid in età pediatrica sono rari, i bambini si ammalano con sintomi lievi. Perché esporli al rischio di vaccini che ancora non conosciamo bene?
«Non è vero che non li conosciamo. Gli adulti immunizzati nel mondo sono circa cinque miliardi. Sono prodotti sicuri ed efficaci. Negli Stati Uniti e in Israele hanno già cominciato la campagna di immunizzazione per chi ha tra i 5 e gli 11 anni, e non c’è al momento evidenza di effetti collaterali rilevanti. La posologia della dose pediatrica è un terzo di quella per gli adulti. Se un vaccino funziona nei grandi a maggior ragione va ancora meglio per i piccoli che hanno un sistema immunitario più efficiente. Inoltre non sottovalutiamo il rischio della Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica che può avere conseguenze molto gravi».
All’ospedale Gaslini di Genova, che in questi giorni ha pubblicato un rapporto sulla situazione in Liguria, sono stati osservati 29 casi della sindrome su pazienti con un’età media di 4 anni e con un incidenza di 200 casi ogni 100 mila di Covid, molto più alta che in bambini affetti da altre patologie. Un fenomeno sottovalutato?
” I rischi Lockdown e incertezze legate al post reclusione hanno già causato molti problemi ai ragazzi
«Credo che bisognerebbe prestargli più attenzione. La Mis-C è una malattia nuova, non ha un codice e non è da escludere che qualche caso a livello italiano non sia stato classificato come tale».
La variante Omicron, l’ultima arrivata, ci deve preoccupare?
«Si sta diffondendo molto rapidamente. La vaccinazione oltre a essere una straordinaria opportunità è un diritto per i bambini. Mettiamo da parte la diffidenza. Le agenzie del farmaco americana ed europea hanno approvato il vaccino accertandone sicurezza ed efficacia».
I bambini allergici, asmatici o con celiachia possono fare la profilassi?
«Devono e possono. Verranno valutati, come tutti, dal loro pediatra di riferimento con la possibilità di ricevere la dose in centri ospedalieri per estrema cautela».