Salvini: «D’accordo con Berlusconi Avanti con Draghi premier»
Poi il leader frena: del capo dello Stato parlo a gennaio. Ma eviteremo che vada al Pd
A sera, Matteo Salvini corregge un po’ il tiro: «Draghi sta facendo bene, quanto al Quirinale non ne parlo fino a gennaio». Ma in mattinata il segretario della Lega aveva parlato del presidente del Consiglio in carica, e in modo tale da incrociare il nodo della successione a Sergio Mattarella.
«Condivido le parole di Berlusconi, Draghi sta lavorando bene da presidente del Consiglio e quindi mi auguro che vada avanti a lungo a lavorare bene da presidente del Consiglio» il suo augurio durante la conferenza stampa convocata per spiegare le richieste della Lega a proposito della manovra di bilancio che saranno presentate oggi nell’incontro con il premier. Una frase chiara, non equivocabile. Se il premier deve andare avanti a lungo nel suo attuale incarico, come del resto auspicato dal leader di Forza Italia nell’intervista al Corriere, questo significa che il suo orizzonte non si ferma a febbraio 2022, cioè tra due mesi, quando il Parlamento in seduta comune si riunirà per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Al contrario, il lungo respiro necessariamente porta fino alla fine della legislatura, cioè nella primavera del 2023, per avere tutto il tempo utile per mettere a terra gli investimenti del Pnrr e tradurre in pratica le riforme varate nei mesi scorsi.
Nel pomeriggio, arrivando all’assemblea della Lega della Campania, la frenata. «Del Quirinale non parlo fino a gennaio» spiega Salvini che però poi aggiunge: «Faremo
La coalizione
Se tra Lega e FI c’è una linea che porta alla fine della legislatura, FdI è per il voto anticipato
di tutto per evitare che se lo prenda per l’ennesima volta il Pd». Il segretario della Lega, dice chi gli ha parlato ieri, si sta muovendo su due tavoli. Da un lato, per ragioni strategiche, vuole la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi perché ha bisogno del tempo necessario a raccogliere i frutti degli investimenti fatti. Dall’altro, volendo esercitare la leadership del centrodestra, cerca di tenere conto delle ambizioni quirinalizie di Berlusconi. Ecco, non casualmente, la sottolineatura della condivisione del giudizio del presidente di Forza Italia.
Resta da vedere come questa strategia si concili con quel che pensa l’altro partner della coalizione. La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, a proposito della successione a Mattarella, finora ha dato due indicazioni: sul fronte interno, si è detta disponibile (anche se c’è stato un malinteso, poi chiarito) a sostenere Berlusconi se questi vorrà davvero candidarsi al Quirinale; sul fronte esterno, ha detto di propendere per un trasloco di Draghi al Colle per arrivare allo scioglimento anticipato delle Camere, suo vero obiettivo.
Non è escluso, quindi, che le parole contraddittorie dei diversi leader in campo rientrino nel navigare a vista (anche il segretario del Pd Enrico Letta ha detto più volte di non volersi pronunciare fino a gennaio) in cui si trovano entrambi i fronti della politica italiana. La frammentazione del Parlamento unita al fatto che né il centrosinistra né il centrodestra da soli sono in grado di eleggere il nuovo presidente della Repubblica rende fragile qualsiasi ragionamento quando mancano ancora due mesi all’apertura del seggio nell’Aula di Montecitorio.