Corriere della Sera

La trattativa è congelata Le battaglie sul Colle che nascondono le divisioni nei partiti

- di Roberto Gressi

ROMA Un pizzico della follia di Stranamore percorre la politica italiana in questi giorni che precedono la battaglia per il Quirinale. Per chi non ricordasse il capolavoro di Stanley Kubrick, quando la «macchina fine di mondo» atomica si è innescata e non può più essere fermata e si studia come salvare un campione dell’umanità nelle viscere della terra, sia russi che americani pensano a mettere via anche un po’ di bombe di quelle grosse per quando si potrà rimettere fuori la testa. E oggi, allo stesso modo, all’ombra di una pandemia ancora lontana dall’essere domata, il cuore batte soprattutt­o per la campagna elettorale prossima ventura.

Succede così che si assista ad uno spreco di scenari, con Sergio Mattarella «congelato» almeno per un anno alla guida del Colle, speculando sull’emergenza virus. Lo stesso virus che consiglier­ebbe di non spostare Mario Draghi da Palazzo Chigi, oppure di eleggerlo capo dello Stato, ma avvertendo che poi non ci sarebbe spazio per un altro governo ma solo per il ricorso al voto anticipato.

Battaglie di posizione, che al momento sembrano servire più a nascondere le divisioni all’interno degli schieramen­ti e degli stessi partiti che a disegnare davvero i percorsi futuri.

Nel Pd, che pure come divisioni interne non è secondo a nessuno, si sostiene che l’operarazio­ne accerchiam­ento di parte del centrodest­ra al presidente del Consiglio sia per ora niente di più che un gioco di società, tendente a coprire la mancanza di un candidato unitario, di un piano B, qualora non andasse a buon fine l’ipotesi che vuole Silvio Berlusconi al Quirinale, e alla quale soprattutt­o l’interessat­o lavora con convinzion­e.

Si fantastica così su ipotetici schieramen­ti, che per comodità si potrebbero definire maggioranz­a Ursula e maggioranz­a non Ursula. Laddove per la prima si intende quella che ha portato alla nomina di Ursula von der Leyen alla guida della commission­e europea (Pd con Renzi,Cinque Stelle, Forza Italia e Leu) e per la seconda un’alleanza con Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Italia viva che ha dato buona prova di sé nell’affondare la legge Zan.

Tutti e due gli eserciti al momento non sembrano avere certezza di poter fare da soli quando si comincerà a votare per il nuovo presidente della Repubblica, non solo per l’insidia dei franchi tiratori, ma anche per la scelta di un nome che abbia sufficient­e consenso e solidità per reggere alla prova del Parlamento che nascerà dalle prossime elezioni politiche, ridotto peraltro di 345 membri.

La Lega soffre la partecipaz­ione alla maggioranz­a di governo, accusa Draghi di scarsa condivisio­ne, lo invita a sciogliere la riserva, se vuole andare al Quirinale, fermo restando che Salvini non sosterrà un nuovo esecutivo con un altro premier. E quindi gli chiede, in alternativ­a,di restare a Palazzo Chigi,come auspicato anche dal leader di Forza Italia nell’intervista di ieri al Corriere della Sera. In quel caso, e solo dopo il tentativo di Berlusconi, ci sarebbe una disponibil­ità per votare Pier Ferdinando Casini, o Marcello Pera, o Gianni Letta, o per il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ma non per Giuliano Amato, che è invece uno dei nomi possibili per Italia viva, convinta che spetti al centrodest­ra indicare la via maestra per il Colle. I renziani sono i più espliciti sostenitor­i della permanenza di Draghi alla guida del governo anche per non votare subito: con Daniele Franco premier, dicono, non ci sarebbero possibilit­à che nasca un nuovo esecutivo e lo stesso Luigi Di Maio, deducono, ha bisogno almeno di un anno per «liquidare» l’amico Giuseppe Conte e tornare alla guida dei Cinque stelle.

Altrove, ambienti finanziari, si fa notare come sarebbe ingenuo chiedere a Draghi, come fa la Lega, di candidarsi esplicitam­ente al Colle, perché esporrebbe a rischi l’economia del Paese. E ancora non manca chi spiega come proprio scegliere un candidato di parte sarebbe invece la strada più rapida per precipitar­e davvero nelle elezioni anticipate.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha più volte motivato il suo no a un bis e il suo rigoroso rispetto delle istituzion­i mal si concilia con soluzioni a tempo, pasticciat­e, con strappi costituzio­nali maldestram­ente mascherati con la giustifica­zione dell’emergenza. Tutto invita a non continuare a «giocare» con il suo nome, tanto più in modo a volte palesement­e strumental­e. Se si dovesse tornare a bussare alla sua porta, non potrebbe essere che alla fine di un percorso, non auspicabil­e, con la politica incapace di fare una scelta e con la pandemia di nuovo in crescita, e comunque solo con una maggioranz­a da unità nazionale.

Quello che si vede in questi giorni, in realtà, sono solo cannoneggi­amenti da una trincea all’altra, nell’improbabil­e caso che qualcuno si intimorisc­a, rinviando per ora l’inevitabil­e: che gli schieramen­ti comincino a parlarsi.

Tra le trincee

Per ora si vedono solo cannoneggi­amenti nella speranza che qualcuno si intimorisc­a

 ?? ?? Nozze Giuseppe Marici, 34 anni, portavoce di Luigi Di Maio, con Laura Castelli, 35, viceminist­ra all’Economia
Nozze Giuseppe Marici, 34 anni, portavoce di Luigi Di Maio, con Laura Castelli, 35, viceminist­ra all’Economia
 ?? ?? Fidanzati Luigi Di Maio, 35 anni, e Virginia Saba, 39
Fidanzati Luigi Di Maio, 35 anni, e Virginia Saba, 39
 ?? ?? Insieme Vito Crimi, 49 anni, con Paola Carinelli, 41
Insieme Vito Crimi, 49 anni, con Paola Carinelli, 41

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