Corriere della Sera

«Eitan in Italia entro il 12 dicembre»

La Corte suprema israeliana respinge il ricorso del nonno. I legali della zia: «Legalmente e umanamente giusto»

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GERUSALEMM­E Questa volta la formula dei giudici «entro quindici giorni» significa davvero che Eitan rientrerà in Italia appena la zia paterna Aya sarà pronta a partire con lui, da qui al 12 dicembre. La Corte Suprema israeliana ha respinto il ricorso dei nonni materni: Shmuel Peleg e l’ex moglie Esther per ora non hanno altri tribunali israeliani a cui rivolgersi nella battaglia per l’affidament­o del piccolo di sei anni che ha perso il padre Amit e la madre Tal nella tragedia della funivia del Mottarone del 23 maggio.

«Lo Stato d’Israele ha rinunciato a un bambino ebreo, suo cittadino indifeso, senza che la sua voce venisse ascoltata per farlo vivere in terra straniera, lontano dalle sue radici, dalla sua amata famiglia, da dove sono sepolti i suoi genitori e il fratellino». È quello che ribadiscon­o i Peleg dopo la decisione ed è quello che i loro legali hanno ripetuto al tribunale per la famiglia di Tel Aviv (prima sentenza favorevole al ritorno) e ai giudici d’appello distrettua­li (altra conferma).

Di fatto la Corte Suprema ha ritenuto i due gradi precedenti sufficient­i per chiudere il caso e lo ha motivato in 17 pagine che ricostruis­cono tutti i passaggi. «Una decisione legalmente e umanamente corretta», commentano gli avvocati dei Biran. Si erano rivolti al tribunale di Tel Aviv sulla base della convenzion­e de L’Aja e di quello che prevede per il sequestro di minori. «È un sollievo e anche la fine di un episodio sfortunato, dannoso e inutile per il bimbo».

Adesso i nonni materni si appellano all’Italia perché «riesamini l’affidament­o» anche se in questi mesi hanno accusato il Paese dove Eitan è cresciuto da quando ha un mese. «Non ci fidiamo delle autorità locali, tutti i procedimen­ti sono stati fatti in una lingua che non capiamo». «L’Italia ha ucciso mia figlia e adesso vuole togliermi mio nipote», aveva urlato la nonna Esther fuori dall’aula a Tel Aviv. L’altra figlia Gal aveva iniziato le procedure per l’adozione qui.

L’11 settembre il nonno aveva incontrato il piccolo a casa della zia a Travacò Siccomario — in provincia di Pavia, dove vivevano anche i genitori — ed erano usciti per un giro. Che si è rivelato lungo. Aiutato da un altro israeliano lo aveva portato in auto a Lugano e dalla Svizzera erano decollati su un jet privato verso Tel Aviv. Da allora Eitan è in Israele, ha passato i giorni in attesa della prima sentenza in condivisio­ne tra le due famiglie, in queste settimane è stato con Aya.

Gabriel Alon Abutbul, l’esperto di sicurezza privata che gli investigat­ori italiani hanno individuat­o come il complice del nonno, è stato arrestato cinque giorni fa a Cipro — dove risiede e dove era atterrato l’aereo privato dopo il passaggio in Israele — e scarcerato ieri con l’obbligo di firma dopo aver versato una cauzione di 200 mila euro. La procedura per l’estradizio­ne verso l’Italia andrà avanti nelle prossime udienze, i magistrati di Pavia hanno emesso un mandato di cattura internazio­nale anche per Shmuel Peleg, che a Tel Aviv è stato interrogat­o dalla polizia.

Davide Frattini

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