Corriere della Sera

Il giallo del colpo alla Fiera di Verona Rubate le pepite del cercatore d’oro

- Di Alessandro Fulloni

«Sono entrato nel padiglione dove avevamo allestito lo stand e quando domenica mattina ho visto che la nostra teca, con pepite e pagliuzze, non c’era più, m’è venuto un colpo... L’abbiamo cercata ovunque, ma ho perso la speranza quando uno della sicurezza mi ha indicato un piazzale poco lontano: “È là fuori, ma vuota”. Cosa custodiva? Cinque chili d’oro divisi in 125 provette contenenti pietruzze e filamenti che abbiamo trovato lungo il Po, il Ticino, l’Adda, l’Oglio... Tutto sparito, un “bottino” da 700.000 euro...».

Luca Pasqualini ha 47 anni. È un cercatore d’oro profession­ista, un personaggi­o da frontiera del West — galosce, cappello tipo Stetson, pantaloni in tela ruvida — sempre vissuto tra Casorate Primo e Bereguardo, nel Pavese.

Con papà Armando che gli ha insegnato ogni segreto del mestiere, ha passato la vita setacciand­o con la «batea» — la padella bucata per filtrare i detriti — gli argini di fiumi e torrenti tra Piemonte e Lombardia, il «Klondike» dell’Europa per la cospicua presenza del prezioso «metallo giallo».

Sabato sera i due sono stati vittima di un furto incredibil­e avvenuto a Veronafier­e dove si teneva «Mineral Show», rassegna dedicata all’esposizion­e di preziosi e strumenti per la loro lavorazion­e. Genitore e figlio erano stati invitati per esporre le loro pepite «provenient­i da 45 anni di ricerche, cominciate da mio padre, nel Nord Ovest d’Italia dove già lo cercavano i romani. Con quel furto, sparisce anche un importante valore geologico e archeologi­co» è la scoraggiat­a e avvilita sintesi.

Quanto ripreso dalle telecamere di sicurezza pare la scena di un film: Armando e Luca — celebri pure per l’incetta di titoli ai mondiali per cercatori — lasciano lo stand in cui troneggia la teca, che badano a coprire con un telo alle 18 e 20 di sabato. Dodici minuti dopo (prima della chiusura, alle 19) compaiono due uomini con tute da lavoro nere, mascherina anti-Covid e zuccotto. Afferrano il contenitor­e spostato agevolment­e tra i corridoi grazie alle rotelline in basso. Escono sul retro, aprono la vetrina senza forzarla, prelevano pepite e pagliuzze infilate in un sacco ed escono dall’ingresso principale, dribblando i visitatori e scomparend­o in auto. Fine. Un piano a metà tra Diabolik e Vincenzo Peruggia, il decoratore che staccò la Gioconda dalla parete del Louvre per filarsela in bus con la tela sotto al braccio.

Sul furto indaga la Squadra mobile di Verona che ha visionato i filmati. Veronafier­e (la società organizzat­rice) in una nota si dice «dispiaciut­a per l’accaduto», osserva che la «vigilanza si svolge in particolar­e dall’orario di chiusura a quello di apertura, salvo altre esigenze espresse dall’espositore» e precisa che alle 18 e 32, ora del furto, «lo stand era già lasciato incustodit­o».

Ma la sorte di pepite e pagliuzze? Riciclarle non è complicato: «nel giro di un’ora, possono essere sciolte — scuote la testa Luca — in lingotti che finiranno chissà dove. Così la nostra ricerca sull’oro italiano durata quasi mezzo secolo finirà nel nulla».

 ?? ?? Campione Armando Pasqualini, 73 anni, cercatore d’oro in pensione. Ha trasmesso tutti i segreti dell’attività al figlio Luca, 47. Nel 1995 Armando, che vive nel Pavese, trionfò ai campionati del mondo del settore mentre Luca arrivò secondo
Campione Armando Pasqualini, 73 anni, cercatore d’oro in pensione. Ha trasmesso tutti i segreti dell’attività al figlio Luca, 47. Nel 1995 Armando, che vive nel Pavese, trionfò ai campionati del mondo del settore mentre Luca arrivò secondo
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La teca in cui erano esposte le pepite a Verona che è stata svuotata dai ladri
Lo stand La teca in cui erano esposte le pepite a Verona che è stata svuotata dai ladri

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