Reichlin: regole contro il falso green «L’ambiente nella Costituzione»
Il ministro delle Infrastrutture, Giovannini: voto a gennaio. L’incontro L’Economia-Kpmg
La sostenibilità si deve e si può misurare. E non solo è già il new normal delle aziende, ma deve diventare il mezzo con cui queste creano nuovo valore nella società. Anche perché il concetto dello sviluppo sostenibile è destinato a entrare nella Costituzione italiana, a ribadire che questo patto tra generazioni è alla base del futuro del Paese.
Sono questi alcuni tra i temi «caldi» che ieri hanno animato il convegno Value&Purpose-Nuovi modelli di leadership per un Paese sostenibile organizzato da L’Economia e Kpmg. Lucrezia Reichlin, docente alla London Business School e trustee della International Reporting Standards Foundation, a cui aderiscono più di 140 Paesi, ha messo in luce come la misura della sostenibilità sia un work in progress. «Gli standard devono essere globali perché gli investitori hanno bisogno di sapere come le imprese preparano il loro conto finanziario, per valutarle. Ora abbiamo inserito anche criteri che si occupano di sostenibilità, partendo dal clima, poi toccheremo altri aspetti, come il sociale». L’Ifrs lo ha annunciato alla Cop 26 e il nuovo board di standard setter sarà al lavoro dalla seconda metà del 2022.
Contro il rischio greenwashing, spiega Reichlin, «saremo l’autorità garante anche di questo aspetto della rendicontazione, legata ai rischi climatici. Finora lo siamo stati per la parte finanziaria». Esiste già un prototipo per questi nuovi standard, che saranno diversi a seconda del tipo di industria. «Verrà chiesto alle aziende di divulgare informazioni sia sulle proprie emissioni dirette che indirette — dice Reichlin — . E chiederemo conto di come strategie e governance sono state adattate per far fronte ai rischi e alle opportunità climatici, per capirne l’impatto sui cash flow. Non dimentichiamoci che i rischi sono insiti anche nello stesso processo di transizione verso modelli sostenibili di business».
La transizione richiede anche un’attenzione elevata alla formazione, alle competenze delle persone, dei lavoratori, dei manager, dei leader. Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Kiko, pronta a guidare Illy da gennaio, ha raccontato la sua visione dei nuovi (e più resilienti) capi azienda, guidati dall’applicazione di una leadership non di potere, ma di servizio, che faccia pro prio «un c ompasso etico di valori e passioni, che diventano il senso stesso dell’azienda d esistere nella società». Il drammaturgo Stefano Massini ha poi spiegato come sia necessario passare dall’antropocentrismo che ha messo in ginocchio il pianeta, all’antropologismo, un nuovo discorso sull’uomo, così che la prosperità non venga più solo associata alla crescita economica, ma anche a quella «giusta» della società. «Per aggiornare un computer posso impiegare una manciata di minuti — ha detto Massini —: ma quanto si impiega ad aggiornare un essere umano?».
La formazione torna a essere centrale in questo percorso verso un Paese più sostenibile. Ha detto a proposito Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi di Milano: «Io chiedo ai miei professori di macroeconomia del primo anno di parlare di sostenibilità, perché serve un cambio culturale: dobbiamo passare dal capitalismo globale a quello sostenibile».
L’orizzonte della sostenibilità è in continua evoluzione. E segna anche traguardi importanti. Ha ricordato il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini: «Le cose cambiano velocemente. Se tutto andrà come deve, dopo due voti al Senato, a gennaio la Camera approverà l’ingresso dei principi dello sviluppo sostenibile in Costituzione».