E-commerce, crescita senza precedenti Ma pesa ancora per il 10%
Pontiggia (Politecnico Mi): è però il motore del retail
Le abitudini dei consumatori cambiano nel tempo ma la pandemia ha dato una sferzata negli acquisti determinando un prima e un post Covid, anche influenzato dal canale digitale che ha segnato una trasformazione senza precedenti. «In Italia, la somma degli acquisti online di prodotti e servizi è passata da un valore di 31,4 miliardi nel 2019, a 32,5 miliardi nel 2020, fino ai 39,4 del 2021 — ha spiegato Valentina Pontiggia, direttrice dell’osservatorio e-Commerce B2c e Innovazione digitale nel retail del Politecnico di Milano —. Ma i dati sono fuorvianti».
Come mai?
«Perché sono sgorgati da un andamento molto distorto in ambito servizi: con la limitazione degli spostamenti durante il Covid, i servizi hanno sofferto molto. Sono passati da 13,5 miliardi del 2019 a 6,5 nel 2020. Tornano a crescere nel 2021 e ci aspettiamo arrivino a 9 miliardi circa».
E per quanto riguarda prodotti?
«L’ambito dei prodotti è stato quello più sconvolto. Negli ultimi anni, avevamo già un trend molto positivo degli acquisti online. Con la pandemia, l’acquisto dei prodotti è passato da circa 17,9 miliardi nel 2019, a 26 miliardi nel 2020 registrando un + 45%, +8 miliardi. Una crescita mai vista in più di 20 anni di e-commerce. Sono andati bene tutti i comparti, ma soprattutto il food and grocery, alimentato, da un lato, dal cambiamento di abitudini dei consumatori, dall’altro, dal potenziamento degli investimenti. Nel 2021, i prodotti crescono ancora, ma a un tasso più ridotto (+18%) e raggiungeranno 3,5 miliardi».
Assistiamo quindi a una frenata lato prodotti?
«No, la crescita a livelli percentuali è decelerata ma i prodotti continuano a crescere di 4,5 miliardi quest’anno. Una crescita, che al di là dell’eccezionalità del 2020, non si era mai vita nell’e-commerce. Negli anni migliori eravamo cresciuti di 3 miliardi».
Ma quanto pesa l’online sul totale dei consumi?
«È il cosiddetto tasso di penetrazione, cioè quanti euro transiamo online sul totale della nostra spesa. Siamo al 10%: ogni 100 euro che spendiamo, 10 vengono realizzati attraverso i canali online. Questo valore nel 2019 era del 6%. Prima della pandemia al massimo cresceva di un punto percentuale».
Quindi l’online è ancora un canale secondario…
Nel 2020 si è dimezzato il valore dei servizi attraverso la Rete, ma quello dei prodotti è aumentato di 8 miliardi Una nuova idea di commercio non mette in rivalità online e offline «L’acquisto diviso dal possesso: l’online ci porta a nuovi modelli di interazione con i clienti»
«Si, ma è il motore di crescita di tutto il retail. Nel 2020 grazie all’e-commerce, la crisi dei retailer è stata meno amara. E poi il digitale sta portando innovazione nel mondo del retail per la sua capacità di spingere verso nuovi modelli di interazione col consumatore. L’online ci ha abituato anche al fatto che il momento dell’acquisto sia diviso dal momento del possesso».
Ci stiamo avviando a una nuova idea di commercio?
«Dobbiamo spingere verso questa nuova concezione che non pone un confronto tra online e offline, ma capisce che dall’unione di questi due canali può nascere davvero l’innovazione. L’e-commerce
non distruggerà il mondo fisico, che rimane una componente importante per portare avanti la relazione con i consumatori».
La pandemia, lo smart working e il digitale hanno ridato vita anche ai borghi e ai negozi di vicinato?
«C’ è un ritorno alla valorizzazione del luogo vicino che passa dai quartieri. Con la pandemia abbiamo visto anche il negozio di vicinato che si è cimentato con l’utilizzo del digitale. Non si trattava, magari, di un e-commerce vero e proprio ma di approcci come, ad esempio, gli ordini attraverso WhatsApp, l’invio di comunicazioni e-mail, la profilazione dei consumatori. L’e-commerce non è per tutti, servono competenze e investimenti. Ci devono essere altri modelli di vendita che aiutino le pmi ad avvicinarsi al mondo digitale».