Corriere della Sera

Fronte Iv-centrodest­ra, primo sì a Renzi su Open Ma diventa un caso l’astensione di Pd e M5S

La giunta e il conflitto con i pm. Conte: in Aula sarà no

- di Claudio Bozza

MILANO Finito nella morsa, tra la maxi inchiesta sulla fondazione che ha sostenuto la sua scalata e i sondaggi che danno il suo partito al lumicino, Matteo Renzi segna un punto (mediatico e politico) per lui importante. E grazie all’asse tra Italia viva e centrodest­ra ha innescato, su un fronte sempre delicato e divisivo come la giustizia, anche scintille nell’ala di maggioranz­a a lui più ostile: Pd e M5S. La giunta delle immunità del Senato, ieri, ha infatti approvato con un’ampia maggioranz­a (14 favorevoli e 2 contrari) la relazione di Fiammetta Modena (FI) che dà il via libera a presentare un ricorso alla Corte costituzio­nale contro i pm di Firenze. A questi ultimi, titolari dell’inchiesta sulla fondazione Open che vede indagato Renzi per finanziame­nto illecito, la ratio della relazione contesta di fatto la violazione dell’articolo 68 della Costituzio­ne, in quanto non avrebbero chiesto preventiva­mente alla Camera di appartenen­za l’autorizzaz­ione a intercetta­re conversazi­oni o corrispond­enza di un parlamenta­re. Agli atti dell’inchiesta, oltre 92 mila pagine, risulta però una chat WhatsApp tra Renzi e il manager Vincenzo Manes del 3-4 giugno 2018 (da cui emerse la vicenda del jet pagato 134 mila euro dalla fondazione per portare Renzi a Washington, ndr), quando Renzi era già senatore; uno scambio di sms e mail tra l’ex premier e l’amico Marco Carrai.

Ora la questione potrà sbarcare in Senato per essere votata. Renzi ha superato l’ostacolo, ancora una volta, rinnovando il flirt con il centrodest­ra. Non a caso i 14 voti della relazione pro Renzi sono stati di FI, FdI e Lega, oltre chiarament­e a Iv. Rilevante il posizionam­ento del Pd, con Anna Rossomando, responsabi­le Giustizia della segreteria di Enrico Letta, che ha scelto di astenersi. E non in solitudine, ma confermand­o l’asse con il M5S. Molteplici le ripercussi­oni. Renzi ha sparato contro il suo ex partito: «Insegue il Movimento nel populismo giudiziari­o». E tra i dem c’è anche chi lo segue: «Astenersi è stata una scelta sbagliata e non conseguent­e a quanto prevede la Costituzio­ne», dice il senatore Margiotta. Ma disappunto, secondo quanto ribalzato nelle chat del Nazareno, sarebbe stato espresso anche da un peso massimo come il ministro Dario Franceschi­ni. Bufera, palese, invece sul fronte grillino, che da sempre si batte contro ogni tipo di immunità per i parlamenta­ri. In tanti hanno contestato alle senatrici Gallicchio, Evangelist­a e D’Angelo di non aver votato contro la relazione. Tanto che a sera è dovuto intervenir­e Conte: «È stata un’astensione tecnica. Posso preannunci­are che in Aula potremo esprimere pienamente un voto politico contrario a che questo conflitto arrivi alla Corte costituzio­nale».

Il teatro della battaglia finale sarà infatti a Palazzo Madama, dove però si arriverà a votare solo dopo la scelta per il Quirinale. E dai numeri per il successore del presidente Sergio Mattarella potrebbero uscire assetti politici finora totalmente inediti, con Renzi che punterebbe ad arrivare al traguardo prima che arrivi un probabile rinvio a giudizio.

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(Ansa) L’audizione Matteo Renzi, 46 anni, in Senato lo scorso 24 novembre

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