Fronte Iv-centrodestra, primo sì a Renzi su Open Ma diventa un caso l’astensione di Pd e M5S
La giunta e il conflitto con i pm. Conte: in Aula sarà no
MILANO Finito nella morsa, tra la maxi inchiesta sulla fondazione che ha sostenuto la sua scalata e i sondaggi che danno il suo partito al lumicino, Matteo Renzi segna un punto (mediatico e politico) per lui importante. E grazie all’asse tra Italia viva e centrodestra ha innescato, su un fronte sempre delicato e divisivo come la giustizia, anche scintille nell’ala di maggioranza a lui più ostile: Pd e M5S. La giunta delle immunità del Senato, ieri, ha infatti approvato con un’ampia maggioranza (14 favorevoli e 2 contrari) la relazione di Fiammetta Modena (FI) che dà il via libera a presentare un ricorso alla Corte costituzionale contro i pm di Firenze. A questi ultimi, titolari dell’inchiesta sulla fondazione Open che vede indagato Renzi per finanziamento illecito, la ratio della relazione contesta di fatto la violazione dell’articolo 68 della Costituzione, in quanto non avrebbero chiesto preventivamente alla Camera di appartenenza l’autorizzazione a intercettare conversazioni o corrispondenza di un parlamentare. Agli atti dell’inchiesta, oltre 92 mila pagine, risulta però una chat WhatsApp tra Renzi e il manager Vincenzo Manes del 3-4 giugno 2018 (da cui emerse la vicenda del jet pagato 134 mila euro dalla fondazione per portare Renzi a Washington, ndr), quando Renzi era già senatore; uno scambio di sms e mail tra l’ex premier e l’amico Marco Carrai.
Ora la questione potrà sbarcare in Senato per essere votata. Renzi ha superato l’ostacolo, ancora una volta, rinnovando il flirt con il centrodestra. Non a caso i 14 voti della relazione pro Renzi sono stati di FI, FdI e Lega, oltre chiaramente a Iv. Rilevante il posizionamento del Pd, con Anna Rossomando, responsabile Giustizia della segreteria di Enrico Letta, che ha scelto di astenersi. E non in solitudine, ma confermando l’asse con il M5S. Molteplici le ripercussioni. Renzi ha sparato contro il suo ex partito: «Insegue il Movimento nel populismo giudiziario». E tra i dem c’è anche chi lo segue: «Astenersi è stata una scelta sbagliata e non conseguente a quanto prevede la Costituzione», dice il senatore Margiotta. Ma disappunto, secondo quanto ribalzato nelle chat del Nazareno, sarebbe stato espresso anche da un peso massimo come il ministro Dario Franceschini. Bufera, palese, invece sul fronte grillino, che da sempre si batte contro ogni tipo di immunità per i parlamentari. In tanti hanno contestato alle senatrici Gallicchio, Evangelista e D’Angelo di non aver votato contro la relazione. Tanto che a sera è dovuto intervenire Conte: «È stata un’astensione tecnica. Posso preannunciare che in Aula potremo esprimere pienamente un voto politico contrario a che questo conflitto arrivi alla Corte costituzionale».
Il teatro della battaglia finale sarà infatti a Palazzo Madama, dove però si arriverà a votare solo dopo la scelta per il Quirinale. E dai numeri per il successore del presidente Sergio Mattarella potrebbero uscire assetti politici finora totalmente inediti, con Renzi che punterebbe ad arrivare al traguardo prima che arrivi un probabile rinvio a giudizio.