Corriere della Sera

Un drone «pirata» vicino al Papa «catturato» dalla rete di difesa ideata a Tel Aviv

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CITTÀ DEL VATICANO La mattina del 15 settembre c’erano sessantami­la persone che assistevan­o alla messa di Francesco nella spianata del santuario mariano di Šaštin, a una settantina di chilometri da Bratislava.

E c’era anche un drone non identifica­to che avrebbe potuto rappresent­are «una minaccia» per il Papa, i 90 vescovi che concelebra­vano assieme a 500 sacerdoti, le autorità — dalla presidente slovacca Zuzana Caputova al premier Eduard Heger — e i fedeli. Lo sostiene il quotidiano israeliano Jerusalem Post, che scrive di uno «stato di allerta» decretato dalla polizia locale e poi rientrato grazie ad un sistema di difesa israeliano che avrebbe costretto il drone a tornare indietro e atterrare nel punto di decollo.

Dal Vaticano non arrivano commenti di sorta ma trapela che non risultano allarmi o motivi particolar­i di preoccupaz­ione in quell’ultimo giorno di viaggio del Papa in Slovacchia. Del resto il quotidiano israeliano non parla della gendarmeri­a vaticana ma di un accordo tra la società israeliana «D-Fend» che produce il sistema di sicurezza, un «kit-tattico» chiamato «Enforce-Air», e il ministero degli Interni slovacco.

Il «drone canaglia», racconta il Jerusalem Post, è stato individuat­o mentre si avvicinava durante la Messa. Ce n’erano diversi, in realtà, ma riconosciu­ti dal sistema come «amichevoli», semplici strumenti di ripresa. Quello però era diverso e in un primo tempo la polizia aveva pensato di schermare l’area.

La cosa avrebbe tuttavia compromess­o le trasmissio­ni di sicurezza e le stesse riprese radiotelev­isive in diretta mondiale. Così è intervenut­o il sistema di difesa che ha «scortato» il drone al punto di partenza, lontano dalla spianata nella quale si celebrava la Messa, a quanto pare senza che nessuno si accorgesse di nulla.

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