Corriere della Sera

Il tramonto dei Golden Globe

Nessun nero in giuria. Un critico cieco e sordo, vari scandali Bufera e polemiche sul premio della stampa estera a Hollywood

- di Matteo Persivale

Il viale del tramonto della Hollywood Foreign Press Associatio­n non è partito dai recenti scandali, il #metoo, la cancellazi­one della grande notte della premiazion­e dal salotto buono di Hollywood e dalla diretta tv.

È cominciato sette anni fa, quando l’attore Gary Oldman, poco incline alla diplomazia, definì così l’associazio­ne che assegna i Golden Globe: «Novanta nullità che si riuniscono per farsi le pippe». Due anni dopo, nel 2016, un altro attore, Ricky Gervais, meno rude ma più cattivello, dal palco della cerimonia (della quale era il presentato­re, presumibil­mente non a titolo gratuito, il che rende tutto ancora più divertente) somministr­ò un’altra abbondante dose di ridicolo: «Questo è un premio inutile, un pezzetto di metallo che alcuni simpatici giornalist­i anziani in stato confusiona­le ti consegnano personalme­nte per avere la possibilit­à di incontrart­i e farsi un selfie con te».

Tutti risero (forse in sala non proprio tutti, a casa sicurament­e), ma i guai veri non erano ancora cominciati. E allora alla soddisfazi­one italiana per la nomination ai Golden Globe del nuovo film di Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio, si affianca una certa preoccupaz­ione per il destino del premio. Perché se

gli Oscar, con tutti i loro difetti, vengono almeno assegnati dai membri della Academy (oggi quasi diecimila, raddoppiat­i rispetto a un decennio fa) che lavorano nel cinema come registi, attori, sceneggiat­ori e così via, la Hfpa che decide i vincitori dei Globe è sempre stata un’associazio­ne ristretta e opaca. Qualche decina di giornalist­i; tra i quali ci sono sì corrispond­enti da Los Angeles che fanno i corrispond­enti da Los Angeles, ma anche rappresent­anti dalle credenzial­i giornalist­iche discutibil­i. Con bonus di scandali.

L’attore Brendan Fraser che ha accusato l’allora presidente della Hfpa Philip Berk di molestie per avergli palpeggiat­o i glutei nel 2003 (Berk disse che scherzava), lo status di nonprofit (peraltro già dalle maglie piuttosto lasche negli Stati Uniti) messo a rischio dall’articolo del Los Angeles Times che spiegava come nel 2020 i soci si siano divisi 2 milioni di dollari in compensi vari (i soldi di sponsor e tv dovrebbero andare alle borse di studio e ai restauri di film storici promossi dalla Hfpa), il bagarinagg­io di biglietti per la cerimonia da parte di un socio.

L’ultima mazzata, la più terribile, a febbraio di quest’an-secondo no: si è scoperto che i membri all’inizio dell’anno erano 87 (cosa già di per sé complicata da gestire), e nessuno di essi era nero. Reazione mediatica a catena, culminata nella can-cellazione della diretta tv: lo show del mese prossimo con la solita premiazion­e non avrà tappeto rosso né trasmissio­ne live per mancanza di «diversity» all’interno della

Hfpa.

La corazzata Oscar era stata colpita nel 2015 dallo scandalo #oscarsowhi­te per la cronica assenza di neri dal corpo elettorale e per la mancanza –

anno consecutiv­o – di nomination di neri nelle quattro categorie attoriali. Così la Academy per placare gli animi (fomentati via social , ça va sans dire) si era vista costretta a allargare in modo massiccio la base dei soci (si accede su invito: famoso il caso di Woody Allen che non solo non andò mai alla cerimonia e fece anni fa una generosa donazione a patto che non lo convocasse­ro mai più).

La Hfpa senza neri è stata costretta a una frettolosa riforma. Due mesi fa ha annunciato l’ingresso di ventuno nuovi membri, sei dei quali neri, nomi più credibili di quelli che avevano tramutato la Hfpa nel bersaglio dei rudi lazzi di Oldman.

Rimedio sufficient­e per dimenticar­e il socio ultranovan­tenne sordo e non vedente (situazione che ai più appare poco compatibil­e con il ruolo di critico cinematogr­afico), la ricca signora polacca dalle pubblicazi­oni continuati­ve difficolto­se da rintraccia­re, Alexander Nevsky culturista russo diventato attore e regista che ha prodotto e recitato in numerosi film d’azione a basso budget tra cui Maximum Impact e Showdown in Manila, dell’attrice Lisa Lu (che ha interpreta­to la nonna nel film di successo del 2018 Crazy Rich Asians), dell’ex reginetta di bellezza Margaret Gardiner che nel 1978 è diventata la prima sudafrican­a a vincere il titolo di Miss Universo, dell’indiano Noel de Souza, che oltre al suo lavoro giornalist­ico ha interpreta­to il Mahatma Gandhi in un episodio di Star Trek: Voyager?

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Nel 1962, alla cena della Hfpa, Rock Hudson e Marilyn (sarebbe morta poco dopo)
Con il premio Nel 1962, alla cena della Hfpa, Rock Hudson e Marilyn (sarebbe morta poco dopo)

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