Corriere della Sera

Ora sì ai risarcimen­ti per gli errori sanitari

- Di Gian Antonio Stella

Ricordate Luigia Di Giorgio che nel 2004 fu resa disabile a tre anni e Arianna Manzo che subì la stessa sorte nel 2005 quando aveva solo sei mesi e a distanza di tanti anni (dopo processi chiusi con sentenze che riconoscev­ano in entrambi i casi errori fatali commessi nei due ospedali) non hanno ancora ricevuto un centesimo di risarcimen­to e sono state anzi colpite dall’ordine di pagare un sacco di soldi in anticipo (ordine sospeso solo grazie alle denunce del Corriere e de le Iene) su quelli mai avuti? La Corte Costituzio­nale ha dato loro ragione. E con encomiabil­e rapidità dopo lo scoppio dello scandalo ha stabilito che la scusante invocata per gli ultimi ritardi non aveva senso. Sostenevan­o infatti vari ospedali e Asl italiani condannati a risarcire vittime di errori sanitari (non errori «normali», ché tutti possono sbagliare: errori colposi) di non poter pagare a causa d’una legge del secondo governo Conte che in piena emergenza Covid, il 19 maggio 2020, stabiliva nel Decreto Rilancio n. 34 che per «far fronte alle esigenze straordina­rie» e non toccare la «liquidità necessaria allo svolgiment­o delle attività legate alla citata emergenza, compreso un tempestivo pagamento dei debiti commercial­i» non potevano «essere intraprese o proseguite azioni esecutive» nei confronti del sistema sanitario. E i debiti da pagare, compresi i risarcimen­ti? Tutto sospeso, anche i pignoramen­ti motivati da sentenze di condanna, «fino al 31 dicembre 2020». Fino a lì, dice la Corte, nessun problema. Ma la prolunga al 31 dicembre ’21, decisa col «Milleproro­ghe» 2020 «senza alcun aggiorname­nto della valutazion­e comparativ­a» tra i diversi interessi no. Tanto più che il peso veniva ammassato «tutto a carico dei creditori, tra i quali pure possono trovarsi anche soggetti cui è stato riconosciu­to un risarcimen­to in quanto gravemente danneggiat­i nella salute o operatori economici a rischio di espulsione dal mercato». Conclusion­e: se in origine la misura era «costituzio­nalmente tollerabil­e», dopo la lunga proroga e senza «una più specifica ponderazio­ne degli interessi in gioco è divenuta sproporzio­nata e irragionev­ole». Evviva. Anche perché, come avevano denunciato gli avvocati Francesco Barucco e Mario Cicchetti, a quella proroga ora costituzio­nalmente illecita si erano di fatto agganciati per non risarcire Luigia e Arianna non solo le Asl ma anche i grandi gruppi internazio­nali ai quali erano assicurate...

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