Il buio, i rovi: la fuga degli ostaggi di Haiti
Il racconto dei dodici missionari in salvo dopo 2 mesi di prigionia: «È stato Dio a fare il miracolo»
Una fuga rocambolesca in piena notte, tra i rovi e le spine, con un neonato di 10 mesi e un bambino di tre anni avvolti nelle coperte. Così dodici missionari nordamericani sono riusciti a mettersi in salvo ad Haiti dopo aver passato due mesi nelle mani della gang «400 mawozo».
A darne notizia, in una conferenza stampa, lunedì scorso, è stata l’ong religiosa Christian Aid Ministries di cui il gruppo fa parte. «Hanno trovato il modo di aprire una porta che era chiusa e bloccata, si sono avviati in silenzio sulla strada che avevano pensato di seguire e hanno lasciagrazie to il luogo in cui erano tenuti prigionieri, nonostante il fatto che numerose guardie fossero vicine» ha raccontato con le lacrime agli occhi, Weston Showalter, il portavoce dell’organizzazione.
I missionari e i loro familiari, diciassette in tutto, erano stati rapiti lo scorso 16 ottobre durante la visita ad un orfanotrofio che sorge in una zona, ad ovest di Port-au-Prince che è sotto il controllo di una delle principali gang di Haiti. Come riscatti i rapitori avevano chiesto un milione di dollari per ognuno degli ostaggi. Il 20 novembre una coppia era stata rilasciata per motivi di salute e il 5 dicembre altri tre membri del gruppo avevano riavuto la libertà, probabilmente dopo il pagamento di un’ingente somma di denaro.
Agli altri — cinque uomini, tre donne, due adolescenti e due bambini — non era restato che programmare la fuga affidandosi, ovviamente, alla preghiera. Per giorni, ha raccontato Showalter, i missionari hanno chiesto a Dio di indicare loro la strada finché, la notte del 15 dicembre, è arrivato il momento tanto atteso. «Tutti si sono infilati le scarpe in silenzio, gli adulti hanno nascosto l’acqua sotto i vestiti e sono usciti orientandosi alle stelle e tenendo come punto di riferimento una montagna». Dopo diversi chilometri i missionari hanno trovato qualcuno che li ha aiutati: nell’arco della stessa giornata il rientro negli Stati Uniti con un volo della Guardia Costiera diretto verso la Florida.
Una storia a lieto fine che non è stata però confermata da fonti indipendenti. Di sicuro l’ong aveva messo insieme dei soldi e stava negoziando il rilascio degli ostaggi ma «da giorni non c’era alcuna notizia dai rapitori — ha detto David N. Troyer, direttore di Christian Aid Ministries — così Dio ha trovato il modo di fare il miracolo».
I missionari hanno raccontato di essere stati spostati diverse volte durante la prigionia e di aver camminato per chilometri, di notte, su percorsi difficili. Ma i rapitori non sono mai stati violenti e non hanno mai fatto mancare il cibo.
Secondo il Centro d’analisi e ricerca dei diritti umani (Cardh) nel 2021 Haiti è stato il Paese con il maggior numero di persone sequestrate per numero di abitanti: 949 su una popolazione di 11,4 milioni di abitanti (il 18 per cento in più sullo stesso periodo del 2020). La pratica del sequestro indiscriminato, senza cioè che l’obiettivo fosse individuato in anticipo, è sempre più diffusa ad Haiti, soprattutto dopo l’omicidio del presidente Jovenel Moise, a inizio luglio, causa di una profonda instabilità nel Paese. Tra i rapiti, si legge nel rapporto della Cardh, si contano 55 stranieri provenienti da cinque Paesi.