I PARTITI E IL NOSTRO FUTURO
Che cosa capiscono i cittadini della corsa al Quirinale? Probabilmente due cose: la prima è che si tratta di una scelta molto importante, altrimenti non si spiegherebbe perché i politici e i media vi dedichino tanta attenzione e con tanto anticipo. La seconda è che questa scelta non li coinvolge, nel senso che non vi svolgeranno alcun ruolo, ma tutto dipenderà dagli equilibri tra i 1.009 grandi elettori. Prova ne sia il fatto che tutti i possibili candidati non solo non si rivolgono al corpo elettorale, ma hanno addirittura smesso di parlarne in pubblico pur di mantenere il massimo riserbo e riservare così le proprie energie alle manovre in Parlamento.
Dai concorsi pubblici in Italia di prassi sono esclusi oltre 10 mila medici stranieri extra Ue ma con il permesso di soggiorno di lunga durata, iscritti all’Ordine dei medici e con il titolo di laurea e di specializzazione riconosciuto. Sono specialisti che lavorano negli ospedali privati e nelle Rsa, ma non vengono fatti partecipare ai bandi degli ospedali pubblici perché lì viene ammesso solo chi ha la cittadinanza italiana. Il requisito viene richiesto ispirandosi all’art. 51 della Costituzione: «Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici…». Così, più in generale, l’esercizio delle funzioni pubbliche è stato tradizionalmente riservato ai cittadini italiani. Per adeguarsi ai principi della Corte di giustizia europea, però, il legislatore ha dovuto riconoscere la possibilità di accedere ai concorsi pubblici anche ai cittadini europei, con l’unica esclusione dei posti che attengono alla tutela dell’interesse nazionale (magistratura, corpi militari e di polizia, corpi diplomatici, dirigenti delle Pa). Lo prevede il decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001, all’art. 38. E, ancora una volta su pressioni europee, la legge 97 del 6 agosto 2013 all’art. 7 ha esteso questo diritto «ai cittadini di Paesi terzi titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo…». L’assunzione alle dipendenze della pubblica amministrazione dei professionisti sanitari extra Ue è stato, poi, esplicitamente previsto dall’art.13 del decreto Cura-Italia del 24 aprile 2020, ma solo per il periodo dell’emergenza Covid-19. E dopo? Pur in presenza di una giungla di interpretazioni legislative che impegna da anni i tribunali, le norme per fare partecipare ai concorsi pubblici i medici di origine straniera ci sono: adesso ci vuole la volontà politica di attuarle. Il governo Draghi può farlo. Superando consuetudini non più al passo con i tempi. Senza fare finta, una volta passata l’emergenza, che il problema non esista. È una questione di civiltà.