Partiti cauti sulle scelte (e sul rischio focolaio alla Camera)
Ceccanti propone il voto a distanza ma dentro il Parlamento. Le aperture dei 5 Stelle al centrodestra
ROMA La recrudescenza dei contagi che ieri sono arrivati a sfiorare quota 80 mila potrebbe avere un impatto sulla partita del Quirinale soprattutto sulle modalità di voto. Al punto che a sera il deputato del Pd Stefano Ceccanti propone il voto a distanza. L’obiettivo è di evitare di trasformare Montecitorio in un grande cluster: «Non capisco perché — sostiene il democrat — vista l’evoluzione dell’emergenza virus, invece di ammassare più di 1.000 persone nell’aula di Montecitorio che in questo caso è solo seggio elettorale, e quindi senza problemi di dibattiti, non si possa far votare noi deputati con un pc, spalmati dentro varie sedi della Camera (per carità, tutti nel Palazzo), i senatori suddivisi in analoghe sedi dentro Palazzo Madama e i delegati regionali dal rispettivo Consiglio. Andrebbe deciso, ma so che non si farà».
Tutto questo succede mentre l’aula della Camera discute la manovra di bilancio e mentre fuori e dentro il palazzo i partiti lavorano sottotraccia per provare a raggiungere un accordo sul successore di Sergio Mattarella. Giuseppe Conte, ad esempio, riunisce i vertici del M5S, partito che ha il gruppo più ampio in Parlamento, per tratteggiare il profilo più gradito alle truppe grilline. Per i pentastellati l’identikit rimanda a una personalità di alto valore morale anche se dovesse essere un nome in quota di centrodestra. Allo stesso tempo si rafforza l’ipotesi di una candidatura al femminile, una carta che Conte vorrebbe portare al tavolo di confronto del centrosinistra.
Già, il centrosinistra. Da quelle parti nessuno osa sbilanciarsi. Si registra una presa di posizione della deputata Pd Alessia Rotta che ai microfoni dell’Aria che tira su La7 non solo sferza il leader di Italia viva, Matteo Renzi — «dovrà decidere se guardare al centrodestra o se dialogare con il centrosinistra» —, ma sostiene che il futuro capo dello Stato debba essere eletto «con un metodo condiviso e tenendo a mente la necessità di tenere salde le istituzioni in uno snodo molto complicato e in una congiuntura così complessa». Renzi non accetta di essere descritto come «l’ago della bilancia» e nella consueta e-news replica piccato:
«Saremo impegnati per garantire un quadro istituzionale utile all’Italia, non a inseguire interessi di bottega».
Resta in campo la candidatura, non ancora resa ufficiale, di Silvio Berlusconi. Il leader azzurro sogna il Quirinale ma non svela le carte. Non ha dubbi Paolo Romani: «Il Cavaliere — afferma — gioca questa partita in prima persona e fino a quando la sua candidatura avrà le gambe per camminare non si può escludere nulla». Mentre Carlo Calenda ritiene che «Berlusconi sta impallando tutto su una cosa che non accadrà mai».
La dem Rotta a Renzi: decida se stare con noi o a destra. Lui: nessun interesse di bottega