La Repubblica di cui tutti devono prendersi cura
Il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani. Sono giovani che si sono preparati, hanno studiato, posseggono talenti e capacità e vorrebbero contribuire alla crescita del Paese
Un elemento che ostacola le prospettive di crescita è rappresentato dall’evasione fiscale Gli evasori danneggiano la comunità nazionale e danneggiano i cittadini onesti
Tutti devono «prendersi cura della Repubblica». Ecco il cuore del primo messaggio di fine anno che Sergio Mattarella lancia ai cittadini il 31 dicembre 2015. La scelta di quell’espressione semplice e diretta riassume parecchie cose della sua visione dell’Italia, dopo undici mesi al Quirinale. È la diagnosi di un Paese in sofferenza su molti fronti, a partire dal «lavoro che manca, specie nel Mezzogiorno», ciò che «mette in affanno le famiglie» e blocca la «mobilità sociale», con il rischio di tenere i giovani alla «periferia» di tutto. Ed è anche un richiamo all’idea di Stato-comunità , in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte, quando la nazione è difficoltà. Colpa della crisi economica che ha investito mezzo mondo, si ripete sempre. Ma questa giustificazione non basta. Perché, inedito assoluto in questo tipo di interventi, di solito antiansiogeni, il presidente stavolta evoca l’evasione fiscale tra i mali che ci colpiscono. Un «vizio» che, spiega, provoca «un danno da 122 miliardi di euro l’anno». Cioè «7 punti e mezzo di Pil». E, per essere più convincente, aggiunge una sorta di memorandum: «Soltanto dimezzando l’evasione si potrebbero creare oltre trecentomila posti di lavoro… le tasse e le imposte sarebbero più basse se tutti le pagassero». Un effetto perverso, fra i tanti, di un nostro congenito malcostume: l’incapacità di rispettare la legge. Mentre invece «rispettare le regole vuol dire attuare la Costituzione, che è realtà viva di principi e valori». Una questione morale che Mattarella ripropone sulla scia di alcuni scandali che hanno visto gravi inquinamenti mafiosi anche nella sfera politica. Di qui la sua battaglia per la legalità. «La quasi totalità dei nostri cittadini crede nell’onestà ma pretende correttezza. La esige da chi governa, a ogni livello».