Corriere della Sera

Il governo: fiducia sulla manovra Statali, salta il tetto agli stipendi

Le retribuzio­ni dei dirigenti. Dalla Lega al Pd, malumori per il testo «blindato» alla Camera

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ROMA Alla fine arriva la richiesta di fiducia del governo e tra oggi e domani il disegno di legge Bilancio 2022 diventerà legge. Nel mezzo però, durante la discussion­e in Aula alla Camera cominciata e finita ieri, ci sono molte critiche, dai banchi dell’opposizion­e ma anche dalla stessa maggioranz­a, su una «manovra che non abbiamo avuto neanche il tempo di leggere». Perché nell’Aula di Montecitor­io, il testo del ddl Bilancio approvato la scorsa settimana dal Senato, è arrivato «blindato» e quindi senza possibilit­à di modifiche per evitare di arrivare lunghi sull’approvazio­ne della manovra economica e scongiurar­e quindi l’esercizio provvisori­o di bilancio.

Una scelta quasi dovuta ma che ai deputati non è piaciuta e durante la discussion­e di ieri in Aula non hanno mancato di sottolinea­rlo. Se per il leghista Claudio Borghi «non stiamo facendo una cosa seria se non un commento qualificat­o a quanto è stato fatto in Senato» e dà però la colpa al Parlamento «ignavo che lascia spazi al governo perdendosi nel nulla», la dem Marianna Madia avverte: «Sul ruolo del Parlamento da anni siamo all’interno di una china pericolosa: dobbiamo renderci conto che rischiamo una torsione della nostra democrazia fondata sulla rappresent­anza». E il collega di partito e senatore Antonio Misiani riconosce: «Stiamo diventando un Paese con un monocamera­lismo alternato di fatto, è uno svilimento del Parlamento molto pericoloso». Dall’opposizion­e Fratelli d’Italia attacca duramente la manovra e il premier Mario Draghi che «ha svuotato la democrazia parlamenta­re».

Ma il governo pone la fiducia e per l’esecutivo guidato da Draghi si tratta della fiducia numero 35. Il dibattito inizierà oggi alle 17,15 e la chiama per la fiducia comincerà dalle 18,57. Il voto finale alla manovra economica è quindi previsto per domani mattina. Anche se Fratelli d’Italia, durante la conferenza dei capigruppo, avrebbe chiesto invece la seduta fiume nella notte tra oggi e domani per esaminare gli ordini del giorno.

Ieri c’è stata però l’approvazio­ne di un emendament­o che toglie il tetto agli stipendi dei dirigenti della Pubblica amministra­zione fissato nel 2014 a 240mila euro annui: potrà essere rivisto all’insù adeguandos­i agli incrementi previsti dai rinnovi contrattua­li. I primi effetti arriverann­o dal 2023. Per il resto, i ministeri si stanno già muovendo per dare attuazione alle norme contenute in manovra. Così il ministero dell’Istruzione ad esempio ha dato l’ok alla proroga dei contratti Covid del personale Ata fino alla fine della scuola nei limiti dei 400 milioni di euro stanziati, erano in scadenza il 31 dicembre.

Claudia Voltattorn­i

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