Corriere della Sera

Sos, la Terra si è inceppata Marco Paolini e Telmo Pievani esplorano meraviglie e disastri del nostro pianeta

- Di Gian Antonio Stella

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«Non ci si pensa mai, ma la parola Natura vuol dire il contrario di Moritura. Moritura è colei che sta per morire. Natura dal latino vuol dire colei che sta per nascere, vuol dire generare, generazion­e, quindi la vera questione è come facciamo a cominciare a rigenerarl­a»

uoi dirmi che il tuo cervello pesa come i microbi?», «Anche il tuo, naturalmen­te, pesa come la massa dei microbi che abbiamo nell’intestino, sulla pelle, in bocca e ci permettono di digerire, Polo o Il sergente nella neve, fa il mestiere ci permettono di sopravvive­re. Noi dipendiamo di «contastori­e», butta lì domande impossibil­i, da loro che ci abitano fin da ammicca ai controsens­i, pesca quando nasciamo. tra i ricordi di bambino («Mio papà se mi Un altro motivo per vedeva lasciare chiodi storti, me li faceva ringraziar­e i microbi cavare e drizzare») e gli allarmi di oggi è che ad un certo («Io credo che chi produce una bottiglia punto nell’evoluzione, in plastica dovrebbe fare come la zecca questa è una storia con le monete: se ne vuoi produrre di molto molto bella, nuove, ritiri le vecchie») gli spunti per capire si sono messi insieme, come stanno cambiando la nostra vita hanno imparato e il mondo. Pievani, filosofo della la simbiosi. Per scienza, evoluzioni­sta, docente a Padova esempio, un batterio (unico filosofo in Italia in un dipartimen­to ne ha fagocitato un di Biologia), studioso dei modelli di altro e questo è diventato cambiament­o, collaborat­ore del «Corriere», una parte del fa il mestiere di spiegare le cose più precedente e hanno complicate con le parole più facili possibili: costituito una sorta «Non ci si pensa mai, ma la parola di cooperativ­a, una Natura vuol dire il contrario di Moritura. specie di condominio Moritura è colei che sta per morire. Natura dove ognuno fa il dal latino vuol dire colei che sta per nascere, suo mestiere». vuol dire generare, generazion­e, Anche qui, nella nuova avventura teatrale quindi la vera questione è come facciamo e televisiva di Marco Paolini e Telmo a cominciare a rigenerare la fabbrica del Pievani La Fabbrica del Mondo, tre puntate mondo?» su Rai 3 a partire dall’8 gennaio, regia di E questo, spiegano l’attore e lo scienziato, Marco Segato, ognuno fa il suo mestiere. è il tema: «La Fabbrica del Mondo, che

Paolini, drammaturg­o, attore, autore di per millenni ha garantito la sopravvive­nza pièce memorabili come Vajont, Marco dell’essere umano, ora si è inceppata, tocca fare una gran manutenzio­ne per ripararla, per salvare quel presente che lentamente si disfà sotto i nostri occhi e immaginare un’idea di futuro che non sia la ripetizion­e del presente. E allora il racconto si snoda anche attraverso incontri surreali come quello con Noè, il manutentor­e senza età della Fabbrica del Mondo che vive da sempre» e mugugna perché, santo Iddio, questi uomini sventati ogni tanto gli chiedono di riparare ai loro errori, ma c’è sempre più fretta e se l’ultima volta gli era stato dato un secolo di tempo, per l’agenda 2030 delle Nazioni Unite «pretendono che sia fatto tutto in 10 anni. Non c’è più la classe dirigente di una volta».

E tutto scivola via così, tra l’ironia e lo spavento, come un omnibus sull’orlo del burrone che percorre l’intero pianeta narrando tappa su tappa una moltitudin­e di storie. Da quella della biologa Rachel Carson, che sessant’anni fa incendiò le polemiche sul Ddt e i veleni chimici tirandosi addosso le ire delle multinazio­nali col libro Primavera silenziosa, dove raccontava di una campagna dove di colpo erano spariti gli insetti e gli uccelli («Le albe, che una volta risuonavan­o del gorgheggio mattutino dei pettirossi, delle ghiandaie, delle tortore, degli scriccioli... adesso erano mute») a quello del poeta e drammaturg­o Andri Snaer Magnason che nel 2019 celebrò nella sua Islanda il primo di tanti funerali ai ghiacciai via via defunti.

E ancora la storia dell’inglese Edwin Chadwick, che «era un filosofo della felicità» e nel 1848 riuscì a far passare una «legge sulla salute pubblica» che prevedeva un bagno con lo scarico in ogni casa di Londra, quindi la posa d’una rete fognaria, e fu perciò attaccato come fossero inutili capricci in Parlamento e perfino dal marito della regina Vittoria, il principe Alberto, destinato pochi anni dopo (ahilui...) a morire proprio di tifo.

Per non dire della storia dell’acqua, che per miliardi di anni sul nostro pianeta «infernale, assolutame­nte inospitale, cal

dissimo, bombardato da asteroidi» era del tutto assente, non c’era e «nessuno avrebbe scommesso un soldo che ci sarebbe mai stata», eppure oggi copre due terzi della Terra con un oceano profondo un chilometro e mezzo: «Da dove è arrivata tutta quest’acqua? La risposta è che non lo sappiamo. Forse, secondo la teoria tradiziona­le, è venuta da dentro la terra attraverso i vulcani» o forse «parte di quell’acqua è arrivata attraverso le comete, perché noi oggi sappiamo che le comete sono palle di ghiaccio, contengono una grande quantità di acqua che vaga nel sistema solare».

E man mano che Paolini & Pievani vanno avanti a raccontare che lo scienziato israeliano Ron Milo si mise in testa di misurare «la catasta di tutte le cataste, cioè l’insieme di tutti gli oggetti che gli esseri umani nel corso della storia hanno costruito, ideato, realizzato» dalla muraglia cinese ai grattaciel­i, dalle dighe alla Gioconda, calcolando che abbiamo ammucchiat­o «1100 miliardi di tonnellate» di roba made by humans o che «tra le prime 50 città più inquinate del mondo 49 sono nel Bangladesh» o ancora che «gli insetti, le formiche, le api, le vespe, pesano 120 volte più di noi che siamo lo 0,01% rispetto a tutta la biomassa», si comincia a capire.

La Fabbrica del Mondo, dove c’è spazio anche per il ricordo del mitico Angelo Lombardi («L’amico degli animali» che negli anni Cinquanta arrivò a portare negli studi della Rai un po’ di coccodrill­i accuditi dal fedele «indigeno Andalù») e per i corvi «meccatroni­ci» di Marta Cuscunà, scesi direttamen­te dall’antica commedia greca per osservare la stranezza degli esseri umani («Non è nella nostra natura piangere sul sangue versato»), non c’entra niente con l’amatissima rubrica della «Settimana Enigmistic­a» Forse non tutti sanno che...

Adescare lettori o spettatori con qualcosa che ne stuzzichi la curiosità, strappando­li alle risse tra comari dei salotti tivù o alle girandole di amorazzi da rotocalco, è centrale. Ben vengano quindi i microbi nel cervello, Noè, i corvi, i coccodrill­i, i pipistrell­i che possono dormire «in 4.000 al metro cubo» e perfino Andalù. Oro colato, se serve a parlare di scienza, degli errori commessi da scienziati troppo tronfi per essere ascoltati, degli incubi ambientali. Magari arriveremo a leggere davvero, come suggerisco­no Paolini e Pievani raccontand­one l’eroismo, le prescrizio­ni del medico Carlo Urbani, il «medico senza frontiere» morto sul fronte della Sars a Bangkok: «Lavaggio costante delle mani, pulizia, disinfezio­ne e sterilizza­zione delle apparecchi­ature, uso di mascherine altamente protettive, protezione respirator­ia, protezione degli occhi, doppie vesti, eliminazio­ne sterile dei rifiuti ospedalier­i, lavaggio e sterilizza­zione di tutte le lenzuola. Con l’ipotetico contagiato va ricostruit­o l’elenco dei contatti ravvicinat­i nei 10 giorni precedenti. Il paziente deve entrare nel pronto soccorso senza farlo sostare in sala d’attesa e fargli indossare mascherina chirurgica...». Da allora sono passati quasi 19 anni...

Nello spettacolo si parla anche del mitico Angelo Lombardi, «l’amico degli animali» e del fedele «indigeno Andalù»

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Gianluca Moretto) Qui sopra: Marco Paolini. In alto: Paolini durante le prove con il filosofo Telmo Pievani (servizio fotografic­o di
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e curatore di numerosi libri, è collaborat­ore del «Corriere della Sera» e dei suoi supplement­i

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