Galateo e look per le coppie del 1821
«Come una volta - Un amore da favola», nuovo reality con i ragazzi in viaggio nel tempo
Quando i telefonini non esistevano ma nemmeno il telefono a gettoni, quando Instagram e tutti gli altri social non potevano neanche essere immaginati e se volevi sbirciare le immagini di qualcuno dovevi farti invitare a casa e sperare che sopra il camino ci fosse almeno un ritratto di famiglia, quando per conoscere meglio una persona non potevi chattare ma bisognava sfoderare inchiostro e cera lacca per fissare via lettera un rendez-vous (e poi attendere la risposta), insomma, quando tutto questo era la norma, innamorarsi poteva sembrare una faccenda complicata.
Di certo l’hanno vista così i dodici protagonisti di Come una volta - Un amore da favola, nuovo programma (prodotto da Casta Diva) disponibile dal 6 gennaio su Discovery+. Ventenni o poco più, abituati ad approcciarsi alla vita e all’amore con quell’istantaneità che è la virtù ma allo stesso tempo il limite più grande delle ultime generazioni. Per capire che il tutto e subito non è la sola delle filosofie possibili, arriva questo nuovo reality-show, il cui scopo è formare delle coppie.
Un esperimento a cavallo tra Il collegio e una sorta di Uomini e donne che fa un viaggio nel tempo fino al 1821, anno della morte di Napoleone o in cui Vittorio Emanuele I di Savoia abdicava in favore di Carlo Felice. Un discreto salto per questi ragazzi chiamati a imparare regole sconosciute come portamento, galateo, dizione e buone maniere.
Il primo passo per calarsi in questa nuova epoca è rinchiudere in uno scrigno i loro smartphone: la sola connessione possibile sarà quella «tra anime». Poi, abbandonare il look contemporaneo per indossare abiti consoni con il periodo: per non sbagliare, i costumi sono quelli di un cult come Bridgerton.
E dunque addio a minigonne, tacchi, pantaloni in lattice e unghie finte per le ragazze pronte a diventare dame, mentre benvenuti corpetti e mutandoni, così come per i futuri gentiluomini, tutti muniti di cappello.
Ma l’arte del buon vivere non è solo forma. Per rivoluzionare il proprio approccio, i giovani viaggiatori nel tempo devono scoprire nuovi ritmi, più lenti. E ragionare su come ci si introduce: su quello che si dice e su come lo si dice.
In loro soccorso, Madame Lombardini, istitutrice del palazzo e Monsieur (da alcuni concorrenti con qualche incertezza con il francese ribattezzato «monsignor») Dacepparello, il precettore. Tra incontri di educazione sentimentale («per ogni cosa c’è il suo tempo») e altri sul galateo («una gentildonna non deve mai accavallare le gambe o appoggiarsi allo schienale della sedia: non si accascia»), pur con qualche difficoltà, specie nell’approccio con le pietanze dell’ottocento, i ragazzi sorprendentemente sembrano apprezzare.
Come se la scoperta di un’epoca fosse in realtà quella di sentimenti fino a quel momento sconosciuti.
Chiara Maffioletti