L’allenatore: «Sembra Ghedina, al top è imbattibile»
Ghidoni e i segreti del «motore» di Dominik: «Ha bisogno di tempo, può crescere di testa»
Bisognerebbe creare un’area protetta. Per metterci dentro Dominik Paris, studiarne ogni movimento e capire come allungargli la carriera. Ultimo rappresentante della razza azzurra degli uomini-jet, categoria a rischio estinzione. Trentadue anni per 102 chilogrammi su un metro e 83 centimetri, ai discorsi ha sempre preferito il fischio delle lamine sul ghiaccio. Colleziona successi: miglior discesista italiano di sempre (16 vittorie, più altre 4 in superG), all’inizio era lo «slittone» perché andava forte solo sui tratti dritti. Ricordi lontanissimi, la volontà e la crescita tecnica lo hanno trasformato in una «macchina» completa. «Vincere con quel distacco, recuperare così tanto al tempo già ottimo di Odermatt, significa che sta bene non solo di fisico ma anche di testa, che è libero» sorride Alberto Ghidoni, direttore tecnico delle discipline veloci della Nazionale.
Il motore di Domme è tornato ai livelli magnifici di prima dell’infortunio al ginocchio del 2020, segnali importanti ne aveva già dati: aveva vinto l’anno scorso in Coppa del Mondo, la libera di Garmisch a febbraio, ma poi era uscito a mani vuote dai Mondiali di Cortina. Questione di pochi «giri» mancanti, averli ritrovati a meno di quaranta giorni dai Giochi di Pechino è un’ottima scoperta. Il tecnico azzurro se lo aspettava: «Era già tornato la scorsa stagione, a Cortina era da medaglia. Quest’anno non aveva iniziato bene, ma se da adesso in poi sale di condizione è ancora meglio».
Ci mette un po’ a prendere il ritmo, è una sua caratteristica: odia sciare d’estate come fanno gli altri atleti, per esempio. Soffre il caldo e i dolori dei piedi gonfi: «Perciò è normale che all’inizio non sia al top». Poi quando arrivano le «classiche», come Bormio, Paris c’è. «Anche se in superG è ancora un po’ indietro, lì non ci aspettiamo di vincere. Non ha ancora un buon equilibrio, deve trovare la posizione ideale». Lavorerà anche su questo pensando alle Olimpiadi, l’obiettivo di una vita da centrare su una pista sconosciuta: «Vento, neve sporca — spiega Ghidoni— sarà un’incognita per tutti e il meteo potrebbe giocare un ruolo decisivo». Ma un Domme al 100%, come quello di ieri, non deve temere nulla: «Se sta bene, se si sente sicuro, è libero di prendersi dei rischi in più seguendo nuove linee. A lui piacciono la velocità, i salti, mi ricorda molto Ghedina. “Ghedo” era più estroso, se la giornata era buona faceva grandi cose, se era storta era storta».
Fuori dalla pista non potrebbero esserci due caratteri più diversi, per Ghidoni comunque esistono ulteriori margini di miglioramento e passano per la testa: «A volte dovrebbe rimanere più freddo mentalmente, in gara».