Corriere della Sera

Più di 98 mila nuovi casi, mai così tanti Ora è allerta per le terapie intensive

Sileri: a breve centinaia di migliaia di contagi Gli anestesist­i: alcune regioni sono già in sofferenza

- Adriana Logroscino

ROMA Mai così tanti nuovi positivi. Mai da quando, ormai quasi due anni fa, è iniziato il monitoragg­io quotidiano di contagiati, ricoverati e morti per Covid. Ieri ne sono stati rilevati 98.020, quasi il triplo di una settimana fa. In totale sono più di 600 mila. E 148 sono state le vittime, dato rimasto pressoché costante negli ultimi sette giorni.

La soglia psicologic­a dei centomila contagi al giorno è stata quindi quasi toccata. Con regioni che raggiungon­o numeri record. Come la Lombardia, 32 mila positivi in un giorno, il Piemonte e la Campania (oltre 9 mila), il Veneto (8.600), la Toscana (7.300) e il Lazio (5.200). E, consideran­do l’andamento abituale della curva, il picco settimanal­e dovrebbe arrivare tra giovedì e venerdì. Ma potrebbe non finire qui. «Ci dobbiamo aspettare che centinaia di migliaia di persone si contagino con Omicron nelle prossime settimane», avverte il sottosegre­tario alla Salute, Pierpaolo Sileri.

Mentre resta vero che il numero dei decessi in proporzion­e ai contagiati è incomparab­ile rispetto a prima dei vaccini (un anno fa si contavano 11 mila nuovi casi ma più di 600 morti), ora preoccupan­o anche i ricoveri. Le due prime soglie di allerta, cioè il 10% dei letti nelle rianimazio­ni e il 15% di quelli nei reparti Covid, sono state ampiamente superate: il tasso di occupazion­e, nel Paese, è rispettiva­mente del 13 e del 16%. Se Lazio e Lombardia sono in media, altri territori soffrono condizioni più critiche. In Calabria i malati di Covid occupano già il 28% dei letti disponibil­i nei reparti ordinari, in Friuli-Venezia Giulia il 22%, in Liguria e in Valle d’Aosta addirittur­a il 29%. In Trentino e in Veneto sono le intensive ad avere alte percentual­i di occupazion­e per coronaviru­s: 26% e 17%.

Un quadro che provoca la reazione allarmata dei rappresent­anti di medici e infermieri. «Consideran­do il tempo che passa tra un contagio, la progressio­ne della malattia severa, il ricovero e poi la terapia intensiva, a metà gennaio potremmo avere i posti letto di rianimazio­ne Covid totalmente occupati — avverte Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazio­ne anestesist­i —. E alcune regioni, che hanno dati peggiori, sono già oggi in sofferenza».

Oltre a quello dei posti letto, c’è il nodo dell’assistenza: l’aumento esponenzia­le di positivi ovviamente non risparmia medici e infermieri. «In un solo mese — calcola la Federazion­e ordini delle profession­i infermieri­stiche — gli operatori sanitari positivi sono aumentati del 117%, cioè da 3.684 a 8.001. E di questi l’82% sono infermieri». Un ulteriore rischio è poi che della situazione risentano i malati di altre patologie, che vengano chiusi i ricoveri ordinari, come deciso ieri all’ospedale di Bisceglie, in provincia di Barletta-Andria-Trani.

Tuttavia dai dati del contagio di chi in ospedale lavora, arriva una indicazion­e preziosa: nella popolazion­e generale, la crescita percentual­e dei positivi è circa doppia rispetto alla categoria degli operatori sanitari che ormai hanno ricevuto quasi tutti la dose booster. Non solo: tra di loro da mesi non si contano malati gravi. I vaccini, con ogni evidenza, proteggono.

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