Più di 98 mila nuovi casi, mai così tanti Ora è allerta per le terapie intensive
Sileri: a breve centinaia di migliaia di contagi Gli anestesisti: alcune regioni sono già in sofferenza
ROMA Mai così tanti nuovi positivi. Mai da quando, ormai quasi due anni fa, è iniziato il monitoraggio quotidiano di contagiati, ricoverati e morti per Covid. Ieri ne sono stati rilevati 98.020, quasi il triplo di una settimana fa. In totale sono più di 600 mila. E 148 sono state le vittime, dato rimasto pressoché costante negli ultimi sette giorni.
La soglia psicologica dei centomila contagi al giorno è stata quindi quasi toccata. Con regioni che raggiungono numeri record. Come la Lombardia, 32 mila positivi in un giorno, il Piemonte e la Campania (oltre 9 mila), il Veneto (8.600), la Toscana (7.300) e il Lazio (5.200). E, considerando l’andamento abituale della curva, il picco settimanale dovrebbe arrivare tra giovedì e venerdì. Ma potrebbe non finire qui. «Ci dobbiamo aspettare che centinaia di migliaia di persone si contagino con Omicron nelle prossime settimane», avverte il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.
Mentre resta vero che il numero dei decessi in proporzione ai contagiati è incomparabile rispetto a prima dei vaccini (un anno fa si contavano 11 mila nuovi casi ma più di 600 morti), ora preoccupano anche i ricoveri. Le due prime soglie di allerta, cioè il 10% dei letti nelle rianimazioni e il 15% di quelli nei reparti Covid, sono state ampiamente superate: il tasso di occupazione, nel Paese, è rispettivamente del 13 e del 16%. Se Lazio e Lombardia sono in media, altri territori soffrono condizioni più critiche. In Calabria i malati di Covid occupano già il 28% dei letti disponibili nei reparti ordinari, in Friuli-Venezia Giulia il 22%, in Liguria e in Valle d’Aosta addirittura il 29%. In Trentino e in Veneto sono le intensive ad avere alte percentuali di occupazione per coronavirus: 26% e 17%.
Un quadro che provoca la reazione allarmata dei rappresentanti di medici e infermieri. «Considerando il tempo che passa tra un contagio, la progressione della malattia severa, il ricovero e poi la terapia intensiva, a metà gennaio potremmo avere i posti letto di rianimazione Covid totalmente occupati — avverte Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti —. E alcune regioni, che hanno dati peggiori, sono già oggi in sofferenza».
Oltre a quello dei posti letto, c’è il nodo dell’assistenza: l’aumento esponenziale di positivi ovviamente non risparmia medici e infermieri. «In un solo mese — calcola la Federazione ordini delle professioni infermieristiche — gli operatori sanitari positivi sono aumentati del 117%, cioè da 3.684 a 8.001. E di questi l’82% sono infermieri». Un ulteriore rischio è poi che della situazione risentano i malati di altre patologie, che vengano chiusi i ricoveri ordinari, come deciso ieri all’ospedale di Bisceglie, in provincia di Barletta-Andria-Trani.
Tuttavia dai dati del contagio di chi in ospedale lavora, arriva una indicazione preziosa: nella popolazione generale, la crescita percentuale dei positivi è circa doppia rispetto alla categoria degli operatori sanitari che ormai hanno ricevuto quasi tutti la dose booster. Non solo: tra di loro da mesi non si contano malati gravi. I vaccini, con ogni evidenza, proteggono.