Il «tesoro» che arriva dalla guerra civile
Aperta in Virginia la capsula del tempo ai piedi della statua (ora rimossa) del generale confederato Lee
Storie di un’America scossa dalle guerre culturali: la rimozione di una statua percepita come un simbolo di supremazia dei bianchi che si trasforma in scoperta archeologica grazie al rinvenimento, nel piedistallo del monumento equestre, di due «capsule del tempo». Sono scatole nelle quali erano stati stipati oggetti dell’epoca (anno 1887) in cui la statua del generale confederato Robert Lee venne eretta nella Monument Avenue di Richmond, in Virginia: la città che, durante la Guerra civile di metà Ottocento, fu la capitale della Confederazione del Sud.
Dopo la sconfitta, i sudisti continuarono comunque a celebrare per oltre un secolo la loro storia e Monument Avenue si riempì di statue di personaggi della Confederazione. Ma nell’America multietnica di oggi tutto ciò è stato percepito sempre più come una celebrazione della supremazia dei bianchi e dopo la morte di George Floyd (l’afroamericano ucciso per soffocamento dalla polizia a Minneapolis nel maggio dello scorso anno) la pressione di movimenti di protesta ormai oceanici spinse il governatore della Virginia, Ralph Northam, ad autorizzare la rimozione di queste statue. Furono tutte trasferite altrove nell’estate del 2020 salvo il grande monumento equestre sul quale si scatenò una battaglia legale durata più di un anno.
Dopo la sentenza del tribunale che ha dato via libera alla rimozione, l’attenzione, dal simbolismo politico, si è trasferita sugli aspetti archeologici: rimossa a settembre la statua del generale Lee, è iniziata la ricerca febbrile della «capsula» che, secondo i giornali del tempo, era stata nascosta nel piedistallo alto 12 metri. Il 17 dicembre ne è stata trovata una di piombo, ma dal contenuto deludente: un giornale del 1883, un almanacco del 1887, rapporti della Camera di Commercio e poco altro. Non la foto inedita, scattata nel 1865, dopo l’assassinio di Abramo Lincoln, che gli archeologi si attendevano, stando ai racconti della stampa dell’epoca.
L’altro ieri più in profondità, coperta d’acqua, è stata scoperta una seconda cassetta, di rame, pesante quindici chili. Gli archeologi l’hanno aperta, davanti a un nugolo di telecamere con la stessa cautela e la stessa ansia di chi apre un sarcofago dell’antico Egitto. Dentro libri, denaro dell’epoca, munizioni, documenti. Ma non l’attesissima foto. O meglio: la foto della morte di Lincoln c’è, ma è stampata su una copia di una rivista del 1865, l’Harper Weekly Magazine, finita nella capsula del tempo. Poi, in una busta, due oggetti di legno intagliato: un simbolo massonico e una bandiera sudista. Reliquie che agli occhi della giovane America sembrano venire da un tempo remoto ma che, in realtà, sono, almeno col metro europeo, storie dell’altro ieri.