Omicidio Ciatti, uno dei ceceni scarcerato alla vigilia del processo
Roma, la decisione della Corte d’Assise per un vizio di forma. È già irreperibile
ROMA La nomina di un nuovo difensore permette a Rassoul Bissoultanov, il ventottenne ceceno accusato di aver ucciso nel 2017 in Spagna Niccolò Ciatti, di acquistare la libertà a pochi giorni dell’inizio del processo. L’obiezione sollevata per la prima volta dalla neo costituita difesa del ceceno, che include il penalista Giuseppe Gianzi, fa breccia nei giudici della Terza sezione d’Assise (la stessa che a ottobre bocciò il processo nei confronti degli ufficiali dei servizi accusati del rapimento e della morte di Giulio Regeni) i quali concordano che l’arresto di Bissoultanov è illegittimo perché l’ordinanza è stata emessa prima ancora che il ventottenne arrivasse in Italia dalla Germania, violando un principio cardine del diritto, trascurato dal precedente difensore.
Il ceceno, «iscritto alla Federazione francese di lotta», sarebbe già irreperibile, come il suo amico Movsar Magomadov e dunque, il processo per omicidio che inizierà il 18 gennaio prossimo si annuncia in contumacia, creando sconcerto nella famiglia Ciatti.
Nonostante le prove acquisite e messe in fila dal pm Erminio Amelio appaiano schiaccianti. Ci sono i video (due, differenti che riprendono la scena all’interno della discoteca St Trop Disco più l’ingresso del ceceno e dei suoi amici), testimonianze e una perizia medico legale che convergono nell’individuare come responsabili dell’omicidio Ciatti, Bissoultanov e Magomadov.
E allora torniamo per un attimo a Lloret De Mar, Spagna, la notte tra l’11 e 12 agosto 21017. Sono circa le due del mattino quando Niccolò con la sua comitiva di Scandicci entrano in discoteca. L’intenzione è solo di divertirsi, ma Ciatti intercetta la «molesta, sfrenata bramosia di autocelebrazione» di Bissoultanov, giovane pugile e del suo amico Magomadov. Una parola di troppo e «la pista da ballo diveniva un improvvisato ring, con gli altri utenti allontanatisi sempre più verso l’esterno, a formare un cerchio attorno ai litiganti». Il ceceno e il suo amico, in «sincronia», scrive la gip Angela Gerardi che ordinò l’arresto dei due, puntano Nicolò dividendosi i compiti. Magomadov gli tiene fermo il volto mentre Bissoultanov lo pesta.
Poi quando il ragazzo cade a terra il ceceno gli sferra un calcio alla tempia. É un’azione cercata scrive la gip: «I soggetti, lottatori di buon livello agonistico, hanno fatto il loro ingresso in discoteca con il precostituito intento di affermare la loro supremazia fisica». Un atteggiamento «primordiale» che non è mai stato oggetto di ripensamento. Quanto alla irreperibilità di Bissoultanov commenta Gianzi: «Nessun motivo di allarme, il processo sarà celebrato. Tra gli anni di carcere scontati in Spagna, Germania e i mesi a Rebibbia il mio cliente ha subito un periodo di detenzione consistente».
Ilaria Sacchettoni