Le panchine giganti del designer Bangle? Esempio di bellezza
Che cosa s’intende per bellezza? «Bellezza» è una di quelle parole che, a furia di usarle a sproposito, si sono usurate e adesso vogliono dire tutto e niente. In questi anni, la bellezza è passata dall’estetica all’estetismo, dall’anima al corpo (anche se sono in declino i concorsi di bellezza), dalla passione alla compassione («bello o bella dentro»). Cos’è la bellezza, un ideale assoluto o una convenzione? Mi sono posto queste domande guardando «Generazione Bellezza», il programma di Emilio Casalini, in onda su Rai3. Casalini dice di sé: «Racconta i progetti, la volontà, le storie di singole persone o di intere comunità che lottano con creatività e coraggio per determinare il proprio destino, valorizzando il territorio e le identità che lo compongono, per generare bellezza, economia condivisa e sostenibile».
Che impegno! La tv ha questo di bello: ci sono inchieste, servizi, proposte che appaiono interessanti se non conosci di cosa si parla, ma se appena uno mastica un po’ dell’argomento suscitano un mare di perplessità, non condivise e insostenibili, come la leggerezza. Si parlava delle panchine giganti ideate dal designer Chris Bangle (ha scoperto le Langhe in età matura e si è trasferito a Clavesana, al di là del Tanaro; ma quella non è Alta Langa, come ha sostenuto più volte Casalini).
Queste panchine sono state sistemate in mezzo ai vigneti di Langa, nei punti più strategici, per valorizzare «i suggestivi panorami».
Le panchine giganti sono un esempio di bellezza? In un certo senso sì, un nuovo tipo di bellezza, quella instagrammabile (come fotografare i piatti al ristorante). È vero che arrivano turisti, è vero che s’arrampicano su queste panche colorate, è vero che si mitragliano selfie per raccontare dove si trovano. Sì, ma al centro ci sono loro, i gitanti, tutto il resto è contorno, passaggio non paesaggio. A panchina gigante corrisponde umarell gigante?