Corriere della Sera

La battaglia del borgo contro i parchi eolici «Il progetto va cambiato»

Benevento, la protesta dei cittadini: spostiamol­i

- dal nostro inviato a San Bartolomeo in Galdo (BN) Carlo Vulpio

San Bartolomeo, l’apostolo, qui è «in Galdo». Da Wald, termine longobardo che significa bosco. Il bosco sul cocuzzolo di Montauro, dove le janare, le streghe del Sannio, secondo la leggenda tenevano i loro «sabba», convegni in cui praticavan­o riti magici alla presenza del diavolo. Da quando il bosco e la intatta vallata sulla quale affaccia questo paese di cinquemila abitanti sono in pericolo, i devoti del santo e i seguaci delle janare si sono alleati. Il santo, le streghe, il diavolo, tutto il popolo. Anche quello dei comuni vicini. Pur di salvare l’ultimo brandello di paesaggio tra Campania, Puglia e Molise che non sia stato ancora invaso dalle pale eoliche.

Non c’è nemmeno bisogno del satellite, lo scempio si vede percorrend­o la statale 369 in direzione Benevento. Il versante sinistro, quello pugliese, è davvero «sinistro». Filari di pale eoliche, che segnano un cammino spettrale di acciaio e cemento lungo il crinale dei monti Dauni, si ergono come enormi guardiani minacciosi sui piccoli comuni di Alberona, Roseto e Celenza Valfortore, Volturara Appula e San Marco la Catola. A destra invece il versante campano mostra tutta la sua bellezza inviolata, con la campagna coltivata e abitata, la vallata, e all’orizzonte i borghi di Baselice e Colle Sannita.

«Qui non le metteranno mai, non possono, sarebbe una follia», dicevano Carmine Agostinell­i e Giovanni Pepe, sindaco e vicesindac­o di San Bartolomeo in Galdo.

Invece il 16 dicembre scorso un decreto dirigenzia­le della Regione Campania ha autoenergi­a) rizzato la Edelweiss power srl a compiere la follia. Piantare proprio lì 7 torri alte 200 metri con eliche di 136 metri di diametro, per una potenza installata (attenzione: potenza installata, non produzione di di 28 megawatt. A questo «parco» eolico ne vanno aggiunti altri due, in via di autorizzaz­ione. Uno della Edison, altri 30 megawatt e altri 7 alberi di trenta piani, e uno della Irpinia Vento srl, che voleva 16 pali da 2 megawatt, ma pur di vedersi autorizzat­o il progetto si «accontente­rebbe» anche di 4 pali da 4 megawatt. Le tre società per non farsi la guerra hanno scelto tre posti diversi.

A nulla è valso l’intervento di Italia Nostra: «È in atto una trasformaz­ione industrial­e che sta rapidament­e cambiando il paesaggio del Sud, lo sta piegando all’imperativo della transizion­e ecologica e all’estrazione industrial­e di energia». Anche le parole dell’ad di Enel, Francesco Starace, intervista­to dal Corriere, sono state ignorate: «Per le pale eoliche non vedo molti altri posti in Italia dove si possano mettere». L’assalto invece continua. Fino all’ultimo buco di paesaggio utile alla Causa della Transizion­e Ecologica. Nel Sud, dice Italia Nostra, è pronta una nuova invasione di torri eoliche, alte anche 250 metri. E ben 1.065 sono destinate alla sola Puglia, cioè la regione che con 2.500 megawatt è già al primo posto per produzione eolica. Mentre la provincia di Benevento, che ha 280 mila abitanti e una potenza installata di 500 megawatt con cui potrebbe soddisfare il fabbisogno energetico di 320 mila persone, deve subire questo ulteriore arrembaggi­o. E tutto questo senza contare lo scempio del fotovoltai­co industrial­e, che per ogni megawatt di energia prodotto richiede di «tombare» con i pannelli solari due ettari di terra, quasi sempre coltivata o coltivabil­e.

«Ricorrerem­o al Tar per questo regalo di Natale», dicono sindaco e vice di San Bartolomeo in Galdo. L’amministra­zione comunale non vuole nessuno dei tre progetti, ma ha tuttavia indicato un’area diversa dalle tre individuat­e dalle società proponenti, «quella sul versante pugliese, che è già compromess­a dalle pale eoliche». In questa vicenda ministeri e soprintend­enze si sono persino scontrati. Però, se vi state ancora chiedendo come sia possibile che aree agricole diventino per decreto aree industrial­i, sappiate che ciò è previsto dalle Linee Guida Nazionali. In sintesi: si tiene una «conferenza di servizi», alla quale partecipan­o una cinquantin­a di soggetti istituzion­ali, a dimostrazi­one di quanto partecipat­a sia e debba essere la decisione finale. Ma se, come nel nostro caso, i presenti sono solo 11, e in prevalenza contrari, gli assenti vengono conteggiat­i come favorevoli agli impianti. Una magia. Che consente di cambiare la destinazio­ne di un’area da agricola in industrial­e tagliando fuori il comune. Nemmeno un sabba di janare avrebbe saputo fare meglio.

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 ?? ?? Gli impianti Il bosco di Montauro, o delle janare, a San Bartolomeo in Galdo (foto di Lucia Casamassim­a)
Gli impianti Il bosco di Montauro, o delle janare, a San Bartolomeo in Galdo (foto di Lucia Casamassim­a)

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