Corriere della Sera

L’affare milionario delle sovvenzion­i per la Sardegna

Il sistema di esclusiva cancellato l’anno scorso

- Di Fabio Savelli

ROMA Settanta milioni di euro di incentivi pubblici. Garantiti a Tirrenia, gruppo MobyCin diretta emanazione della famiglia Onorato, anno dopo anno con il meccanismo della proroga e cancellati, solo adesso, da un sistema di messa a gara delle tratte gestito da Invitalia per conto del ministero delle Infrastrut­ture. Percorsi sovvenzion­ati dallo Stato, per tutte le destinazio­ni da e per la Sardegna, ritenute «a fallimento di mercato». Nonostante l’accusa di «posizione dominante» a scapito dei prezzi imposti ai passeggeri registrato qualche anno fa dall’Authority dei Trasporti. Nonostante una multa di 29 milioni, poi ridotta a 1 a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, comminata dall’Antitrust per lo stesso motivo a Tirrenia nel segmento merci. Anni in cui Tirrenia, in virtù della sua forza lavoro (6mila marittimi) e della sua attività di servizio pubblico, ha sempre avuto un trattament­o esclusivo tale da suscitare le ripetute rimostranz­e dei suoi concorrent­i.

La compagnia di navigazion­e finì al gruppo Moby-Cin a seguito del suo fallimento. Fu fusa per incorporaz­ione nella società di Onorato dalla vecchia gestione commissari­ale ad un prezzo che, col senno di poi, fu un regalo fatto, in termini di esenzioni fiscali ritenute illegittim­e a chi subentrava tanto da essere riconosciu­to (e sanzionato) dalla Commission­e Ue.

Così lo Stato attualment­e vanta un credito di 180 milioni nei confronti di Moby-Cin per questa procedura non conforme alle regole. La questione è ancora pendente tanto che la società presenterà domani in tribunale a Milano due piani di ristruttur­azione del debito, uno per la capogruppo Moby, l’altro per la stessa TirreniaCi­n, in cui cerca un accordo con i creditori all’interno del piano concordata­rio a cui è stata ammessa per evitare le richieste ingiuntive. I commissari di Tirrenia, nominati dal ministero dello Sviluppo arrivarono persino a bloccare i conti della società in un paio di occasioni, l’ultima con Giancarlo Giorgetti alla guida. La volta precedente al dicastero del Mise c’era Stefano Patuanelli. Con lui ministro arrivò però anche la decisione di dissequest­rare i conti convertend­oli in un sequestro conservati­vo delle navi, una misura meno coercitiva. La mossa diede tempo a Moby di trattare. Il debito attuale è di 640 milioni, consideran­do i 300 milioni nei confronti degli obbligazio­nisti. Alcuni sono hedge-fund speculativ­i che hanno comprato i bond con un forte sconto sul valore nominale per l’alto rischio default. Onorato ha sempre sostenuto che dietro ci sia una regia occulta per sottrargli il controllo dell’azienda.

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